Avevamo sentito molto parlare di Pinsere e delle sue “pinse” lievitate naturalmente in modo esemplare, leggere, friabili, con alveoli a regola d’arte e perfetta cottura. La pinsa è un ritorno al formato della più antica tradizione della pizza romana: una pizzetta tonda che si compra a numero, anziché a peso come invece la normale pizza a taglio. Il locale è piccolo e sempre gremito, si mangia in piedi e all’aperto, appoggiati su micro-tavolini ed è parte del divertimento.
Le pinse che abbiamo provato danno molta soddisfazione, sia per il piacere di ritrovare abbinamenti delle tradizioni gastronomiche regionali ben interpretati (come ad esempio la calabrese ‘nduja e cipolle o la marchigiana patate e ciauscolo e ancora le romanissime matriciana e cacio e pepe), sia per la delicatezza della pasta e l’equilibrio dei gusti classici.
Ottima anche la selezione delle materie prime scelte con la massima cura: ortaggi, formaggi, insaccati, sale, olio e basilico. Scegliendo nel discreto assortimento di pinse esposte si spende appena un euro per la pinsa bianca, 2,5 euro per la marinara, 4,5 euro per le più condite (ad esempio per l’eccellente scarola, pinoli e uvetta) e 4 euro le più semplici (molto buona mortadella, pistacchi e ricotta).