
Arriva una nuova tappa del progetto “GUSTORIA: Un’Opera, Un piatto”, il progetto culturale ideato dall’Associazione Culturale Pachis che ha ottenuto il marchio dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018.
Obiettivo del progetto è quello di spiegare le origini alimentari attraverso canali insoliti e multisensoriali. Si viaggia così nel tempo abbinando un’opera, un sito archeologico o un complesso monumentale a un piatto creato appositamente da artisti della cucina moderna.
Martedì 10 luglio, grazie alla collaborazione con il Trapizzino®, celebre street food ideato da Stefano Callegari, l’Associazione Culturale Pachis ha ideato un percorso sul Monte dei Cocci per avvicinare il pubblico alle origini di Roma in un luogo simbolo normalmente chiuso al pubblico.
Il Trapizzino verrà in questa occasione farcito con una ricetta originale di Apicio, gastronomo del I sec. d.C., rielaborata e sperimentata personalmente da Stefano Callegari. Attraverso un percorso godibile agli occhi e al palato si spiegheranno al pubblico il come e i quando di un luogo affascinante aperto sul panorama della città.
Nell’ora del tramonto poi, al fresco di una serata dell’estate romana, si ascolteranno storie antiche assaporando i “miti” romani. La scelta del Trapizzino è stata dettata dal forte legame territoriale con il quartiere Testaccio in cui ha sede il primo dei locali con questo marchio.
Il momento gastronomico farà da corollario a una passeggiata sul Monte dei Cocci condotta dall’archeologa Laura Pinelli, ideatrice di Gustoria, e l’oggetto gastronomico legherà il luogo al cibo attraverso le storie del fiume, del porto, delle anfore.
Il sito archeologico sarà aperto in via straordinaria in esclusiva per i partecipanti all’evento.

Monte dei cocci, Testaccio | (CC) Flickr.com/Hans Dinkelberg
Il programma del nuovo appuntamento di GUSTORIA: Un’Opera, Un piatto:
MARTEDì 10 LUGLIO
Ore 18.45
Monte dei Cocci (Testaccio)
Passeggiata con l’archeologo al Monte dei Cocci, a seguire aperitivo al tramonto con Trapizzino. Brindisi con Rosé delle Stelle di Tenuta Baron.
Prenotazione obbligatoria.
Monte Testaccio, il Monte dei Cocci:
Vi siete mai chiesti l’etimologia della parola Testaccio? L’espressione contraddistingue uno dei quartieri più popolari di Roma, incastonato nell’ansa del Tevere all’altezza dell’antico porto fluviale della città, l’Emporium, ma deriva dal cumulo di cocci (le “testae” latine) che nel corso del tempo diedero origine all’odierno Monte Testaccio. L’altura è infatti artificiale, risultato di anni di accatastamenti di frammenti di anfore olearie, scartate dai vicini horrea di epoca romana, i magazzini per lo stoccaggio di generi alimentari, come potrete vedere entrando in uno qualunque dei molti locali che sono stati ricavati al suo interno (come Checchino dal 1887, Flavio al Velavevodetto o il Ketumbar).
L’insieme eterogeneo è quindi tenuto insieme esclusivamente da calce, che nel corso dei secoli ha consentito alla vegetazione di attecchire sull’altura, inglobandola con le radici e rendendola stabile. Il monte ebbe origine tra I e III secolo, quando l’area assunse la funzione di discarica dell’attracco che si incontrava risalendo il Tevere, raggiungendo un perimetro di un chilometro per un’altezza di 54 metri, derivanti dai circa 25 milioni di cocci d’anfora lì accatastati. Molti dei cocci conservano bolli laterizi e scritte a pennello che permettono di risalire al periodo di realizzazione e agli esportatori, dandoci così non poche notizie sul commercio dell’olio nell’epoca di massima espansione dell’impero. Si può salire sulla vetta solo in gruppi organizzati, accompagnati dai crepitii dei cocci sotto ai vostri piedi.
Testo di Livia Montagnoli tratto da: Roma, Arte e Cibo. La guida di Roma di Via dei Gourmet.
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