
Ecco la seconda puntata della degustazione realizzata da Eleonora Rossi e Marco Casolanetti a Oasi degli Angeli. Questa volta è di scena il vino che per anni è stato sinonimo dell’azienda, il Kurni.
Kurni, the full monty
Inutile forse ricordare come viene realizzato questo vino, ma già che ci siamo spendiamo poche parole… il Kurni è un montepulciano in purezza, frutto – oggi – di circa 14 ettari con rese per pianta infime, per poi passare per un 200% di legno nuovo prima di essere imbottigliato un paio d’anni dopo la vendemmia, per una produzione di circa 7000 bottiglie annue. Un vino sorprendente, dai parametri, anche analitici, diversi da qualsiasi altro, oggetto di grandi entusiasmi e altrettanto grandi polemiche, e che ha in qualche modo creato un vero e proprio stile.
Le prime prove aziendali risalgono al ’93-’94, ma la prima annata imbottigliata è il 1997 e abbiamo degustato tutte le annate commercializzate, cioè fino alla 2012. In questo caso, contrariamente a quanto accaduto col Kupra, la degustazione è partita dal vino più vecchio al più giovane.
Kurni 1997
La prima annata messa in commercio ha visto una produzione di 2500 bottiglie. Al naso è nitido nonostante qualche iniziale nota di riduzione di brodo di pollo, ma col tempo nel bicchiere emergono note di incenso e spezie, con sfumature di sottobosco. Il palato è coerente, ben vivo e senza nessuna sensazione dolce, anzi di notevole sapidità, con note terziarie di spezie secche e liquirizia, molto lungo e con una finissima estrazione tannica. Un grande Montepulciano che sfida il tempo in modo davvero brillante. Difficile pensare a un esordio più riuscito.
Kurni 1998
I primi sentori sono più animali, con una riduzione importante, poi emergono erbe aromatiche e incenso, per un naso ricco ma meno preciso di altre versioni. Il palato è tosto, intenso, con un tannino mai invadente, teso e sapido, austero senza essere ossuto o scarno, insomma bello e con una compostezza di stampo bordolese.
Kurni 1999
Naso chinoso, con sentori vegetali e balsamici, di sottobosco e terra bagnata, e sfumature di grafite (che ritroveremo in molti millesimi). Palato coerente, più verde di altre versioni, segnato da note mentolate e con tannini sempre eleganti ma un po’ più evidenti, mentre il finale, nonostante la sapidità, si rivela leggermente un po’ asciutto e allappante.
Kurni 2000
Si presenta molto complesso al naso con note di grafite e spezie, ancora incenso, sfumature animali e di tartufo. Il palato ha un tannino importante ma ben gestito, un corpo più irruento e meno definito di altri millesimi, ma con toni finali succosi e sapidi, quasi salati.
Kurni 2001
Terroso, con note di salamoia di olive nere e moka, cui fanno seguito le classiche sfumature di spezie, incenso e tartufo presenti in tutte queste prime annate, evidenzia un palato ancora giovane e contratto, intenso, fitto, con tannini in evidenza e un finale sapido e molto lungo in cui emergono ancora le olive nere e la macchia mediterranea.
Kurni 2002
Naso leggermente affumicato con note di erbe aromatiche e macchia mediterranea, incenso e liquirizia. Il palato è fresco, teso, sapido, meno imponente di altre edizioni ma scorrevole, grintoso e molto piacevole.
Kurni 2003
Un vino complessivamente cupo, marcato da toni affumicati e di catrame, con sentori di cannella e, dopo un po’ di tempo nel bicchiere, di glutammato. Al palato è più fitto e denso dei precedenti, mettendo in evidenza le caratteristiche dell’annata particolarmente calda, ma nonostante la ricchezza di frutto maturo è ben sostenuto dall’acidità e il finale resta lungo e in discreta tensione.
Kurni 2004
La prima cosa che colpisce è il colore cupissimo per un vino di più di 10 anni. Balsamico con note di caffè, è impressionante per ampiezza e intensità sia al naso che al palato. Un vino complesso, fitto, denso, ma senza nessuna pesantezza, anzi lungo e nonostante il tannino evidente comunque elegante. Un vino da attendere, che in questo momento dà forse la sensazione di essere un po’ di grana grossa ma che scommettiamo si sfinerà col tempo.
Kurni 2005
Naso più sul frutto maturo dei precedenti, speziato con sfumature balsamiche e di amarena. Anche il palato si mostra più centrato sul frutto, rotondo e glicerico, con leggere sfumature dolci, anche se il finale è ben sostenuto dall’acidità e dal sale. Da attendere, austero e fitto, sembra davvero molto giovane, mettendo in luce una sorta di salto psicologico nei confronti del 2004: da questa annata infatti i sentori cambiano verso quei toni dolci che tanto disturbano certi commentatori…
Kurni 2006
Un chiaro esempio delle caratteristiche dei vini con meno di 10 anni di età è proprio il 2006: al naso di frutti neri, con sentori minerali e sfumature balsamiche e di amarena, fa seguito un palato coerente, con leggeri toni di frutta dolce, ancora in pieno sviluppo ma affascinante per lunghezza e complessità.
Kurni 2007
Elegante anche se declinato tutto su toni dolci, al naso emergono note di amarena e frutti neri, liquirizia dolce e ginepro, cannella. Il palato è coerente, pulito, equilibrato, ancora con sfumature dolci, ma con tannini setosi e con più nerbo, tenuta e precisione del 2005.
Kurni 2008
Naso meno esuberante dei tre precedenti, ma di buona articolazione, in cui spiccano note di more e mirtilli, mentre il palato, più piccolo rispetto ad altre versioni, risulta bello, nitido, con toni di caffè, spezie, frutti neri e sottobosco, e un finale ben sostenuto dall’acidità e dalla sapidità.
Kurni 2009
Splendido. Ricco ed esuberante senza nessuna sfumatura dolce, presenta note di chiodi di garofano, sottobosco, incenso e piccoli frutti neri, è pieno, lungo, elegante e sapido nel finale. Tra le ultime annate la più compiuta (se escludiamo lo straordinario 2011). Impressionante per dinamismo e definizione. A un niente dalla stella.
Kurni 2010
Un po’ travolto dall’assaggio del 2009, risulta più piccolino, con note di amarena e caffè, meno complesso ma sempre piacevole e lungo, con un fresco finale di succo di fragole e la solita sapidità a sostegno, per un inusuale Kurni quasi di “facile beva”.
Kurni 2011
Fragrante ed elegante al naso, con sentori di frutti rossi e spezie, note iodate e salmastre, di grandissima complessità, ha un palato elegante e ben scandito, preciso, fresco e nitido, in cui emergono ancora note marine e di sottobosco con sfumature speziate. Sapido, dinamico e brillante, è un fuoco d’artificio che sa essere anche equilibrato e molto lungo. Cosa volere di più?
Kurni 2012
Al naso emergono note di frutti rossi, amarena, spezie e iodio. Il palato è coerente, pieno, certo meno brillante del 2011 ma pulito, fresco e ben eseguito, complessivamente già piacevole ma ancora molto indietro. Difficile dire oggi quale sarà la sua evoluzione, ma viste le annate che lo hanno preceduto siamo piuttosto fiduciosi. Da lasciare in cantina.
Conclusioni
Che conclusioni si possono trarre da queste due degustazioni? Intanto un’evidenza: i vini di Marco Casolanetti si “bonificano” con il tempo. Il Kurni Oasi degli Angeli è senza dubbio un vino da lungo invecchiamento, che con il passare degli anni diventa sempre più complesso, ricco di sfumature e nitido, senza perdere in ricchezza di frutto e “golosità”.
Per quanto riguarda il Kupra le poche annate assaggiate rendono più aleatorio il discorso, ma il riflettore acceso sul 2000 fa pensare che anche in questo caso lo sviluppo positivo col passare degli anni sia più che probabile.
Sullo stesso metro ci sembra si possa giudicare l’annosa questione della dolcezza di questi vini. Una dolcezza che emerge spesso solo negli assaggi in anteprima – perché già dopo pochi mesi la sensazione è più quella dei “toni” dolci che non di una dolcezza effettiva – e che viene totalmente spazzata via con il passare degli anni.
In questo senso, una degustazione del Kurni che si fosse limitata alle annate 1997-2004 (magari con l’aggiunta di 2009 e 2011) avrebbe portato a giudicare questo vino totalmente secco, e a considerare le accuse di avere un eccesso di residui zuccherini non solo infondate ma addirittura incomprensibili, viste le caratteristiche organolettiche emerse.
Infine va detto che i due vini si esprimono su registri profondamente diversi, dando vita a due espressioni di vino rosso del Piceno che da sole basterebbero a sottolineare quanto questo territorio sia spesso sottostimato rispetto alle sue potenzialità.
[Credits | Immagini: winestyle.ru e Paolo Zaccaria]
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