
Nel 2015 scrissi qui del secondo posto di Massimo Bottura nella classifica “The World’s 50 Best Restaurants“. Dicevo che Bottura ha giocato e gioca tutt’ora, con lungimiranza e cultura, fra presente, passato e futuro, rendendo immortali e senza tempo le sue portate. E aggiungevo che le ragioni del suo successo derivano anche dalla sua naturalezza e dal suo approccio popolare.
Bottura è questo, senza retoriche, senza spocchie, senza veli. Non si è mai crogiolato nel suo successo, non è mai diventato una starlette, non ha mai alzato barriere fra il suo talento e il resto del mondo. Anzi, nel momento di maggior successo, si è messo al servizio di chi non potrà mai andare nel suo ristorante e in altri locali blasonati. Quello che ha fatto con il Refettorio Ambrosiano e quello che ha annunciato l’altra sera dal palco di New York, dove è stato consacrato al vertice del World’s 50 Best Restaurants 2016, raccontano il personaggio Bottura meglio delle migliaia di recensioni che si leggono sulla sua cucina e sulle sue immortali portate.
Bottura dall’olimpo del successo mondiale ci ha scaraventati per terra riportandoci alla cucina come messaggio universale fra le persone, di ogni etnia e di ogni status. D’altronde tutto ciò è in perfetta continuità con la sua capacità di tenere sulla stessa filiera emozionale l’artista Cattelan e una sfoglina.
Un caro abbraccio maestro Bottura mentre, come scrissi nel 2015, mi avvolge un lungo brivido alla schiena, soprattutto per me originario della rigogliosa provincia modenese, terra di rezdore, dove un giovane ragazzo di nome Massimo è partito alla conquista del mondo.
Scopri tutta la lista dei 50 migliori ristoranti del mondo: The World’s 50 Best Restaurants 2016.
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