La Fass Nr.9 è uno dei prodotti simbolo della Cantina Girlan di Cornaiano. Proprio con l’annata 2011 si festeggia infatti il cinquantesimo anniversario della prima uscita di questa Schiava (o Vernatsch) conosciuta in tutto l’Alto Adige e non solo.
Il suo nome deriva dalla ˝botte nr.9˝, dove tradizionalmente veniva conservato questo vino le cui uve provengono da vigneti intorno al paese di Cornaiano e al borgo di Colterenzio. È un vino noto soprattutto per la sua grande piacevolezza e la beva “assassina”, ma pochi potevano immaginarne le sorprendenti capacità di invecchiamento.
Ecco allora il resoconto di una verticale di ben 10 annate tenutasi il 16 maggio presso la Cantina Girlan.
2011
Annata difficile, visto le pesanti grandinate che hanno colpito la zona a fine agosto. Nonostante questo i profumi sono freschi di frutto e con note speziate. La bocca è nervosa, agile, ma succosa di un bel frutto nitido che esalta la beva. Non di grande struttura ma ben equilibrata.
- Valutazione:
2010
Speziatissimo, questo 2010 è arricchito da un frutto particolarmente incisivo. La bocca è sapida, salda nei tannini maturi e dolci. La beva è ancora austera, con note di grafite sempre accompagnate da note di frutta rossa fragrante, ma comunque già distesa e amichevole. Una bottiglia con ancora molti lustri davanti.
- Valutazione:
2009
L’annata è stata calda e viene considerata tra le più grandi per la schiava. Troviamo questo 2009 ancora un po’ chiuso nei profumi dove una speziatura densa tende a coprire un po’ la componente fruttata. Molto meglio al palato dove alla grafite e alla china si affianca una struttura solida, saporita. Un vino veramente giovanissimo ma dalle grandi potenzialità di crescita.
- Valutazione:
2007
Annata buona, un po’ precoce e che ha prodotto vini dalla discreta acidità. In questo caso lamponi e ribes sono nettissimi al naso. Al palato si presenta succosa, fresca, dalla beva agile e dai tannini discreti. Ancora in piena spinta, ha un finale disteso ed efficace.
- Valutazione:
2005
Annata calda che ha prodotto uve molto mature, in certi casi troppo, e che ha costretto a effettuare una rigorosa selezione delle uve. Lo spettro aromatico è composte da note di fiori appassiti, frutta rossa matura e una delicata speziatura. Al palato è gradevole anche se un po’ squilibrato e con tannini non perfettamente maturi.
- Valutazione:
2000
Annata calda ma più equilibrata rispetto alla precedente, che ha prodotto rossi corposi ma dalla buona acidità. Intensi i profumi di lamponi, fiori appassiti e cioccolato bianco. La bocca è fresca, elegante e carnosa. La progressione è energica, salda nei tannini maturi e gradevolissima nel finale speziato e disteso.
- Valutazione:
1995
Cominciamo a pensare che il 1995 sia stato un millesimo ideale per la schiava. Vendemmia ritardata in un’annata fresca e dalla decisa acidità. Il risultato sono profumi vivissimi di spezie accompagnati da un fruttato esuberante. La bocca è scalpitante, nervosa, di una gioventù a dir poco sorprendente. Anche il colore, nitidissimo, non denuncia nella maniera più assoluta i 17 anni di questo vino dalla tensione fuori del comune.
- Valutazione:
1990
Annata più calda della precedente, ma con risultati non distanti nonostante i 5 anni in più. Il naso si presenta con note affascinanti di pepe, cannella e frutta esotica. Anche in questo caso il colore è ancora di un rubino brillante, brillante come la beva che troviamo tesa, polposa, di grande integrità e di un equilibrio impeccabile.
- Valutazione:
1985
L’annata un po’ piovosa sembra aver indebolito questo vino che fin dal colore lascia perplessi. Meglio al palato, anche se sicuramente affaticato, con note di cioccolato e caffè, ma non è quello che ci si aspetta da questa tipologia di vino.
- Valutazione:
1976
Avete letto bene, è proprio una schiava del 1976 e che schiava! L’annata ha sicuramente dato una mano perché ha prodotto uve pressoché perfette, ma non basta a spiegare la complessità, l’integrità e la piacevolezza di questo vino. Al naso è avvolgente con note speziate e di frutta rossa cui segue una bocca incredibilmente succosa, saporita, elegante e di una freschezza che se non avessimo visto stappare la bottiglia (con tanto di tappo sbriciolato) ci avrebbe indotto a qualche sospetto. Ci siamo fatti versare per tre volte questo vino che può giustamente aspirare a essere considerato un monumento per la schiava, il vitigno più tradizionale della provincia di Bolzano.
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