
Indirizzo: | via Tocqueville, 7 - 20154 Milano |
Telefono: | 02 36798388 |
Sito internet: | www.grigliavarrone.com |
Giorno chiusura: | sabato e domenica a pranzo |
Fascia di prezzo: | 40-90 euro |
Tipo di locale: | asador |
Carte di credito: | Visa, Mastercard, American Express, Bancomat |
Andateci per: | una gustosa grigliata |
La Griglia di Varrone Milano: un asador a Corso Como
La tenda all’entrata cela, dietro il nome, un locale milanese che è ben più di un semplice asador, è invece un posto nel quale si può fare il giro del mondo a bocconi di carne: La Griglia di Varrone, versione meneghina dell’originale locale di Lucca. Arredo in legno, vetro e acciaio, con barbecue a vista, tra corso Como e Garibaldi, dove, sinceramente, ci si potrebbero aspettare prezzi elevati e qualità mediocre. E, invece, il rapporto qualità prezzo non manca, ma varia a seconda della scelta alla carta.
I soli vizi di questo locale sono, per nostra esperienza, due: non ci sono esattamente le carni disponibili nel menu e non sempre quello che c’è scritto e si ordina arriva sul piatto, cosa che rischia di generare qualche delusione nel cliente.
Per i carnivori, legittimano una visita anche solo le vetrine in cui sono schierate i tagli di animali allevati allo stato brado, provenienti da Creekstone Farm negli Usa, Rangers Valley in Australia, oppure dalla Spagna (è il caso della Rubia Gallega dry aged). Per assaggiare una buona grigliata, a seconda dei tagli, dell’età dell’animale, della tipologia di alimentazione che ha ricevuto e delle frollature, si oscilla dai 26 agli 80 euro.

New York Steak | La Griglia di Varrone Milano
La carne viene cotta su una griglia di ferro, realizzata da un artigiano lucchese, con altezze regolabili e su legno di quercia. Si sente la differenza al palato, pure nella più banale grigliata mista. Non mancano le prelibatezze di casa, come la fassona piemontese cruda, ottima in 5 assaggi (a fantasia dello chef, piuttosto che secondo quanto indicato in menu), cui si affiancano picanha, pastrami o carne Kobe giapponese. Quando disponibili, perché, ad esempio, in tre visite nel 2017, quest’ultima non siamo mai riusciti a ordinarla.
In cucina non si prepara solo carne, ma anche delizioso pane. In menu ci sono davvero un’infinità di assaggi (anche troppi…), per tutti i gusti. Si va dai pinchos con uovo e chorizo allo scenografico midollo di bue con pane croccante e sale Maldon, dalle uova di Paolo Parisi con condimenti vari ai burger di Black Angus, senza dimenticare i piatti vegetariani.
E poi ci sono i purè affumicati: una pagina di coccole per accompagnare la carne. Non sempre senza grumi, si fanno perdonare per gli aromi e per il fatto che sanno autenticamente di patata e non certo di buste liofilizzate. Fantastico quello con il fondo bruno, ottimo per sgrassare quello con il lime.
Capitolo dolci: carta interessante; ordinando gelato al pistacchio con cioccolato, arriva però con granella di frutta secca, senza che nessuno avverta.
La cantina è all’altezza. Note etichette, soprattutto di rossi, in prevalenza italiani, con un occhio di riguardo per Valtellina e Piemonte, sono a invogliare il cliente nelle pareti di design del locale.

La sala de La Griglia di Varrone Milano
Il servizio è competente, ma quando il locale è pieno bisogna armarsi di pazienza. Nei momenti più scarichi, quando la bottiglia finisce, ma il piatto ancora no, si fa assaggiare un bicchiere dalla mescita o si offre un contorno in più inaspettato per far perdonare la lentezza della cucina. Nei momenti di piena, invece, si può arrivare a fine pasto senza che nessuno chieda se si vuole del vino o si può attenere a lungo anche il conto. Peccato, perché con qualche attenzione in più, La Griglia di Varrone guadagnerebbe punti.
[Foto tratte dalla pagina Facebook del locale]
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Io aggiungo di non aver trovato nemmeno la rubia gallega quando ci sono stata… il che mi fa supporre che di norma ci siano solo l’angus americana e australiana e le carni italiane, poi di tanto in tanto anche qualche razza più ricercata, ma a quel punto non ha senso metterle in menu.
Altra cosa da notare, che io trovo sia sintomo di poca cura, le decine di refusi sul menu, compreso il famigerato “fois” gras.