
Indirizzo: | Via dei Lucilii, 17/19 - 00122 Lido di Ostia (Roma) |
Telefono: | 06 5622778 |
Sito internet: | www.ristoranteiltino.com |
Giorno chiusura: | lunedì |
Fascia di prezzo: | 50-70 euro (menu degustazione 50-70-90 euro) |
Tipo di locale: | ristorante |
Carte di credito: | tutte |
Andateci per: | l’ottima lavorazione delle materie prime; l’atmosfera piacevole |
Il Ristorante Il Tino di Claudio Bronzi e Daniele Usai ha traslocato in una nuova sede a Fiumicino, all’interno del cantiere navale Nautilus Marina, in via Monte Cadria 127 (aggiornamento estate 2016).
È una piacevole sorpresa, varcata la soglia nascosta nel centro di Ostia, a pochi metri dal lungomare, lo spazio accogliente che Daniele Usai e il suo staff hanno saputo creare: una saletta verandata con pochi coperti e più giù, sceso qualche gradino, uno spazio più grande con tavoli ben distanziati.
Allestimento contemporaneo che riesce a mantenere un calore d’insieme, mise en place minimale come l’ambiente che ci circonda. Ci si accomoda al tavolo rilassati, messi a proprio agio dal personale di sala.
In carta parla soprattutto il mare, com’è logico che sia, ma c’è spazio per esplorare anche tutti gli altri prodotti del territorio. Apprezzabile la possibilità di scegliere tra un menu degustazione a prezzo conveniente – il percorso base (6 portate con dolce a scelta) è proposto a 50 euro e permette di spaziare tra mare e terra – una proposta a 70 euro da comporre selezionando i piatti in carta e un menu a 90 euro, con dieci assaggi che ricostruiscono il menu. Noi optiamo per il percorso base, valida soluzione per un primo approccio al pensiero gastronomico dello chef.
L’idea complessiva è quella di una cucina equilibrata nei sapori e ben eseguita nelle cotture che riescono a valorizzare la materia prima, preservando ad esempio la delicatezza di gamberi e pesce crudo o esaltando la succulenza di un ottimo filetto di maialino. Ma il cerchio sembra non chiudersi mai, e la degustazione procede tra alti (come la ricciola affumicata, composta di cipolla rossa, dragoncello e amaranto o gli spaghetti alle vongole, davvero ben mantecati) e qualche piatto meno convincente (molto buono il brodo di prosciutto dei tortelli alla cicoria di campo e scampi, ma troppo coprente l’amaro del ripieno che finisce per sovrastare i crostacei crudi), senza particolari guizzi.
In chiusura dolci a nostro avviso da rivedere: più azzeccata la crema al limone, liquirizia e yogurt all’anice, piuttosto criptica la pannacotta al latte di capra, tè Matcha e limone, nonostante il piacevole impatto visivo giocato sull’astrazione di forme e colori.
In carta diverse proposte interessanti – come il risotto al cedro, seppie e salicornia o l’agnolotto allo stracchino di capra, ridotto di crostacei e semi di chia – che incuriosiscono per accostamenti di ingredienti e visione gastronomica, da provare alla prossima occasione.
Carta dei vini molto ampia e ben suddivisa, optiamo per uno Chenin della Loira che non delude. Buono il pane e i grissini, gentile e discreto il servizio, forse un po’ rigida la scelta di non sostituire un piatto della degustazione su richiesta, seppure avanzata dall’intero tavolo in una serata piuttosto tranquilla.
Il Tino di Ostia resta comunque una cucina di livello sul litorale romano, l’atmosfera è piacevole e vale il viaggio dalla città. Ma ci riserviamo di provarla in una seconda occasione per formulare un giudizio più convinto. E magari restarne sorpresi.
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