Indirizzo: | viale Douhet, 11 - 81100 Caserta |
Telefono: | 0823 1540786 |
Sito internet: | pagina FB |
Giorno chiusura: | lunedì |
Fascia di prezzo: | pizze da 4,50 a 9 euro |
Tipo di locale: | pizzeria |
Carte di credito: | Visa, Mastercard e Bancomat |
Andateci per: | le buonissime pizze dal cornicione pronunciato ma leggerissimo, con condimenti tradizionali o fantasiosi, spesso ispirati al territorio |
I Masanielli a Caserta, la pizzeria dove gustare le creazioni di Francesco Martucci
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Francesco Martucci “lascia e raddoppia”. Nel senso che il pizzaiolo titolare di una delle due sedi de I Masanielli – l’altra, a poca distanza, è del fratello Sasa’ –, con una lunga carriera alle spalle ma diventato negli ultimi due anni una delle punte di diamante della scena casertana, ha lasciato la vecchia sede di via Lincoln per aprire un nuovo locale di dimensioni decisamente più importanti in viale Dohuet 11, a due passi dalla Reggia.
La nuova sede rispecchia decisamente l’evoluzione del pizzaiolo e delle pizzerie in generale che sempre più spesso da locali anonimi e spartani diventano accoglienti e curati come ristoranti di classe. Il nuovo I Masanielli porta ancora più avanti questo concetto affiancando a una sala ampia e luminosa, dal design contemporaneo, con i tavoli apparecchiati in maniera semplice ma curata, il lungo bancone bar e gli scaffali su cui sono esposti bottiglie di vino, birra, olio e barattoli di pomodoro e conserve di prima scelta, una cucina-laboratorio da far invidia a molti stellati. Dietro al banco con due forni a vista – cui si aggiunge una sala con forno isolata per le pizze senza glutine, fatte su richiesta con una maggiorazione di due euro – si aprono infatti delle cucine super attrezzate, con numerose friggitrici e un banco per la pasticceria, le celle a umidità controllata dove riposano gli impasti e la dispensa fornita di materie prime di qualità provenienti dal territorio casertano e non solo.
Seguendo (e non da ora) il “risorgimento della pizza” che negli ultimi anni ha innalzato di moltissimo il livello qualitativo di tante pizzerie in tutta Italia, infatti, Francesco Martucci dedica grande attenzione agli ingredienti che usa per le sue pizze, dalla mozzarella di bufala ai pomodori, dai salumi di pregio all’extravergine.
L’ampliamento di spazi e coperti – 250, per riuscire ad accogliere più clienti pronti comunque a fare la fila per le sue pizze squisite, dal cornicione gonfio e leggerissimo e i condimenti sempre equilibrati e gustosi – non corrisponde a minore attenzione, anzi. Prova ne sia che il numero delle pizze in menu (a rotazione stagionale ogni due mesi come pure la carta dei vini pensata per l’abbinamento con le diverse pizze, tra Campania e Francia, in aggiunta alle birre artigianali campane) è diminuito rispetto a prima.
Una ventina le proposte, alcune fisse – tra cui naturalmente i classici come Margherita, Marinara e le pizze dedicate allo scomparso pizzaiolo Franco Pagliaro, maestro di Francesco, tra cui la “Carabiniera” con San Marzano, fior di latte, olive caiazzane, salsiccia piccante, aglio rosso di Nubia e olio evo Koinè – e altre appunto “di stagione” come la Misticanza (con Mozzarella di Bufala Campana Dop, misticanza di campo, menta, battuta di Chianina della selezione Simone Fracassi e olio extravergine Sant’Ilario dell’azienda locale De Ruosi) e la strepitosa Quattro Formaggi Assoluto di Bufala, in cui il pizzaiolo gioca su diverse sfumature del latte di bufala usato in forme differenti: bufala affumicata in cottura e aggiunta fuori dal forno di caciobufala affumicato, primosale di bufala e ricotta di bufala.
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Sono oltre vent’anni che Francesco Martucci sta dietro al banco a impastare pizze, ma solo da pochi anni è passato dal piccolo locale dedicato all’asporto a questa pizzeria di medie dimensioni, semplice come vuole la tradizione popolare ma non sciatta (cui si è poi affiancata anche quella omonima affidata al fratello Sasà) e che prossimamente cederà il passo a una nuova sede decisamente più grande e attrezzata. Il successo de I Masanielli, infatti, è arrivato da poco ma è notevole e nonostante i coperti non siano proprio pochissimi si fatica a trovare posto.
Francesco Martucci è da molti indicato come uno dei migliori interpreti della pizza casertana che sembra aver trovato la sua via negli impasti super-idratati e leggeri e nella caratteristica del cornicione molto pronunciato, quasi esagerato. Potrebbe sembrare uno spreco, levando spazio al condimento, ma non è il caso delle pizze di Francesco: se i topping sono buonissimi, infatti, lo è altrettanto l’impasto e il cornicione si lascia mangiare con grande piacere.
Lui – grande, grosso e tatuato, ma in realtà persona pacata e con i piedi per terra – non si è montato la testa e continua a studiare migliorie e a cercare prodotti di qualità (spesso Presidi Slow Food e possibilmente del territorio limitrofo, non per una fissa sul Km0 ma per fare rete e per valorizzare quello che di buono c’è in zona) e nuove idee per le sue pizze. Così, accanto a grandi classici come la Margherita o la Marinara – non stupitevi se costa di più la seconda (5 euro) della prima (4,50) visto che tra gli ingredienti ci sono l’aglio rosso di Nubia, l’origano dei Monti Lattari e l’extravergine Koiné, uno degli oli tra cui Francesco sceglie per ogni pizza in base agli ingredienti – ci sono proposte stagionali e fantasiose tra cui è difficile scegliere.
Oltre alla Margherita noi abbiamo assaggiato la Slow, omaggio al territorio con cipolla ramata di Montoro, fior di latte, pancetta di maiale nero casertano, Conciato Romano e olio extravergine Zahir di San Comaio.
Non potevamo poi non provare la 4 Parmigiani, ispirata e dedicata a Massimo Bottura e al suo famoso piatto che celebra il grande formaggio emiliano. Nella pizza di Francesco il pregiato Parmigiano Reggiano Dop del Caseificio Malandrone 1477 è declinato in 4 stagionature e consistenze diverse: il 20 mesi è alla base di una fonduta che copre la base della pizza, fuori dal forno il 26 mesi viene grattugiato mentre il 30 mesi va in scaglie e uno “stravecchio” di ben 120 mesi è utilizzato per una saporita spuma.
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Emidio Misarra says
Non capisco perchè nella stragrande maggioranza delle recensioni di pizze e pizzerie non si specifica mai il tipo di farina utiizzata, e soprattutto il molino.
Almeno la metà del peso di una pizza è dovuto dalla farina e sarebbe auspicabile che sia sempre di altissima qualità.
Grazie e saluti.
P.S. Stesso dicasi per il pomodoro e la mozzarella (tipi e produttori).
Luciana says
Buongiorno Emidio, dando – piu’ o meno – per scontato che se la pizza e’ buona e digerita senza fatica cio’ sia merito (anche) della farina cosi’ come della qualita’ delle altre materie prime utilizzate, direi che negli ultimi anni i molini hanno dimostrato di saper gia’ fare comunicazione e marketing (fin troppo aggressivi) da se’.
Davvero dobbiamo specificare ogni volta quale usa il singolo pizzaiolo? Alcuni sono gia’ “sponsorizzati” in maniera evidente, altri scelgono piccoli molini o si fanno blend di farine da se’ ma a mio parere quello che conta comunicare al lettore e potenziale cliente del locale e’ se la pizza e’ buona o no.
Altrimenti inseriamo come appendice di ogni recensione – ma anche per i ristoranti pero’! – l’elenco di tutte le materie prime utilizzate… Mi pare un po’ noioso.
Emidio misarra says
Mi spiace ma sono in disaccordo: a Napoli tante e troppe pizzerie utilizzano Molino Caputo e a Roma Molino Di Marco. Molini che non certificano ‘senza additivi’ (quindi?!?!?). E sono pizzerie stravalutate e famose.
Sono info base imprescindibili per non prendere fregature. Saluti.