
Indirizzo: | Salita del Grillo, 6 B - 00184 Roma |
Telefono: | 06 45615220 |
Giorno chiusura: | lunedì (aperto solo la sera tranne domenica) |
Fascia di prezzo: | 45-70 euro |
Tipo di locale: | ristorante |
Carte di credito: | le principali |
Andateci per: | scoprire la cucina di Stella Shi |
Il ristorante di Stella Shi nel dark side di Rione Monti
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Portare avanti un’idea di cucina è certo meglio che riempire una cucina di tante idee. Sembra saperlo bene Stella Shi, ideatrice e chef di questo curatissimo locale incastonato dietro al Foro di Traiano, nel dark side del Rione Monti.
L’esperienza è scandita dalla scoperta di mille dettagli. Un’imponente cucina a vista. Tic. Eleganti tavoli in legno senza tovaglie. Tac. Assenza del cestino del pane, in perfetta coerenza con uno stile fusion nel senso più alto del termine. Toc. I prezzi del menu sono scritti in corsivo, con un carattere così millimetricamente preciso, che ci poggi l’occhio solo se lo vuoi. Ogni portata è servita in un piatto specifico pensato per accoglierla. Tutto questo, insieme a un servizio cordiale quanto impeccabile, vi farà ragionare su che cosa significhi, fuori dal circuito delle stelle, prendersi cura della vostra esperienza sotto ogni profilo, farvi stare bene dentro a un buon ristorante e farvi venire voglia di tornarci.
La cucina di Cu_Cina Food Roots
La proposta non strizza l’occhio a nessuno, si porta solo dietro quello che delle origini di Stella (Shangai) è rimasto passando per il nord Italia, Roma e Londra, attraverso cucine blasonate e non, e rinforzata, senza perdere identità, da qualche consapevole contaminazione nipponica. I punti più alti della nostra cena sono stati l’inossidabile (letteralmente) risotto Acquerello con lumachine di mare uovo centenario e lampascioni e l’Upside Down, riuscito finale di cioccolato, che qui si rincorre con nocciola, caramello e passion fruit in un serissimo gioco, è il caso di dirlo, di scatole cinesi. Meno incisiva ci è parsa la rivisitazione dell’insalata nizzarda, ma sempre nell’ambito di un pensiero che va nella direzione giusta, come nel caso del Katsudon servito in cubi e alleggerito fino a conseguenze quasi estreme (non vi sembrerà di mangiare un fritto e non solo perché il vitello sostituisce il maiale, ma perché il trattamento della carne sfugge a un concetto di fritto legato a schemi consolidati).
Da Cu_Cina c’è infine modo di bere in modo più che dignitoso, nonostante la ristrettezza della carta dei vini. Ne avevamo sentite davvero parecchie, su questo locale, di belle e di brutte. La critica che più che ci aveva colpito, proprio da fonte giornalistica, vedeva una chef impegnata “soltanto” al pass (sic!). A parte la singolarità del poter valutare una professionalità di questo tipo vedendola all’opera solo in un minimo scorcio della sua giornata, pur conoscendo il complesso intreccio delle sue responsabilità, crediamo che la miglior risposta Stella la dia sul campo, e da parte nostra ci sentiamo di poter dire che non sia una colpa essere pronti a dirigere una cucina anche se si hanno 25 anni. Chi non è pronta semmai è Roma, per realtà di questo tipo, e ci auguriamo che lo diventi presto.
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Tutte le strade portano a Roma. Anche quelle che da Shanghai virano verso la Puglia.
Sappiamo bene che non si dovrebbe valutare un ristorante a poche settimane dall’apertura – Cu_Cina Food Roots ha aperto i battenti il 9 gennaio – ma eravamo talmente incuriositi dalla storia di questa giovane chef, nata in Italia da genitori cinesi, cresciuta fra Alma (la scuola di Marchesi) e ristoranti di alto livello come la Peca di Lonigo e Le Gavroche di Londra che ha deciso di aprire il suo ristorante nel cuore di Roma, che non siamo riusciti a resistere alla tentazione di provarlo subito.
E abbiamo fatto bene. Ci siamo infatti imbattuti nella cucina cinese di seconda generazione in Italia, e non solo per l’origine di Stella Shi, ma perché per una volta non ci troviamo di fronte a una cucina etnica, né a una cucina fusion, ma a un vero e proprio métissage fra tecniche e prodotti dell’Italia e della Cina, utilizzati in maniera originale e non scontata, poiché frutto della storia personale della chef.
Cu_cina Food Roots | La sala
Non siate timorosi e lasciatevi guidare alla scoperta di piatti come i goduriosi panini al vapore “guō baō” ripieni di genovese di agnello e cavolo fermentato, o la delicata cernia marinata alla soia con caffè e miele, salsa di mandorle, verza zenzerata e daikon o, ancora, i vermicelli di patate con cime di rapa, cozze e tè verde (divertente reinterpretazione dei sapori tipici pugliesi). E non possiamo dimenticare l’anatra alle cinque spezie con tuberina e salsa di caldarroste.
- panini al vapore “guō baō” ripieni di genovese di agnello e cavolo fermentato
- cernia marinata alla soia con caffè e miele, salsa di mandorle, verza zenzerata e daikon
- vermicelli di patate con cime di rapa, cozze e tè verde
- anatra alle cinque spezie con tuberina e salsa di caldarroste
La lista dei dessert spazia dalla proposta più rinfrescante e agrumata all’intensità del cioccolato, dal dolce cremoso al monoporzione stratificato. Noi abbiamo optato per quest’ultimo: Pillow, mousse di cioccolato bianco Valrhona 26%, gelatina al bergamotto, mele verdi al rum e marquise al caffè.
Pillow
Carta dei vini piccola ma interessante, con particolare attenzione per le etichette “bio-naturali”, senza essere estrema.
E non sono solo la cucina e i vini a piacerci, ma anche un ambiente che non ricade negli stereotipi romani (né della trattoria, né del moderno bistrot, né tantomeno dei ristoranti cinesi tutti lanterne e drappi rossi), dove a dominare lo spazio troviamo una bellissima e ampia cucina a vista, su cui si affacciano tutti i tavoli, minimali nella curata apparecchiatura.
La sala, coordinata da Simona, la sorella della chef, è affidata a uno staff giovane quanto quello di cucina, spigliato e cordiale, ma anche discreto.
Non vediamo l’ora di tornare da Cu_Cina Food Roots, e ci auguriamo che questo ristorante faccia da apripista ad altre realtà di questo tipo. Nel frattempo, vi consigliamo vivamente di provarlo!
Recensione di Erica Battellani e Paolo Zaccaria
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Utile ci andremo questa sera