
Lo scorso 15 giugno il Centro Studi di Confagricoltura ha pubblicato un interessante rapporto sullo stato e l’andamento dell’agricoltura biologica in Italia che offre una panoramica molto esaustiva, nonché utili spunti di riflessione, sull’andamento del settore nella Penisola.
Dai dati descritti nella relazione emerge che nel periodo compreso dagli anni ’90 ai giorni nostri, in concomitanza con il varo della regolamentazione UE (dapprima il Reg. CEE nº 2092/91 che disciplinava il metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e l’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari; poi il Reg. CE nº 834/2007, abrogativo della normativa precedente e relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici sia di origine vegetale che animale, compresa l’acquacoltura), l’Italia ha dimostrato di saper cogliere più di altri grandi Paesi agricoli mondiali le buone opportunità commerciali e ambientali offerte dall’adozione di metodi di coltivazione e allevamento che sfruttano la naturale fertilità del suolo, promuovono la biodiversità dell’ambiente e rifuggono l’utilizzo di prodotti di sintesi e organismi geneticamente modificati.
Nonostante negli anni compresi dal 2000 al 2014 la quantità di aziende nazionali che lavorano in regime biologico abbia subito una variazione negativa del 4,8% (a fronte, però, di un contestuale e significativo aumento della SAU destinata alle coltivazioni biologiche, passata da 502 mila a 987 mila ettari), secondo i dati elaborati da Rete Rurale Nazionale l’Italia è il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici e investe in produzione certificata quasi l’11% della propria superficie agricola utilizzata, molto più della Francia (4,1%) e della Germania (6,3%) per le quali, tuttavia, i consumi di prodotti biologici registrano valori più alti dei nostri.
Le aziende biologiche italiane dimostrano inoltre di saper valorizzare meglio di quelle di altri Paesi le risorse paesaggistiche e ambientali locali, organizzando con maggiore frequenza attività agrituristiche, ricreative e didattiche finalizzate alla promozione e valorizzazione dei territori e di prodotti enogastronomici, ma anche a sostegno della trasformazione in proprio, della vendita diretta e di filiera corta del prodotto.
Sono queste le soluzioni imprenditoriali che, supportate da qualità intellettuali e professionali di operatori di settore specializzati, consentono di realizzare, sia pure attraverso investimenti impegnativi, le quote elevate di valore aggiunto che fanno registrare il primato italiano nell’ambito dell’agricoltura biologica di cui essere fieri.
Per ulteriori informazioni sull’agricoltura biologica in Italia:www.confagricoltura.it
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