
Un paio di mesi fa ho avuto l’occasione di fare un giro in Borgogna insieme ad alcuni amici. Nelle prossime settimane pubblicheremo le impressioni sulle aziende visitate con le relative degustazioni.
I vini di questa azienda del Mâconnais ci avevano impressionato durante i Grands Jours de Bourgogne, quindi abbiamo deciso di fare qui la nostra prima tappa. Il Domaine Roger Lassarat, nato nel 1969 con meno di 3 ettari, oggi ha 15 ettari divisi tra Pouilly-Fuissé e Saint-Véran e 2 nel Beaujolais, per un totale di 130.000 bottiglie annue.
Abbiamo incontrato Pierre-Henri, il figlio di Roger. Curioso, tentato da tante cose, senza per questo rinnegare un approccio tradizionale, ci parla di voler provare a vedere se davvero la musica ha un effetto sul vino (citando l’esperienza di Anselme Selosse), di voler testare legni diversi per origine e dimensioni (stprovando dei tonneaux di 400 litri, per avere meno apporto del legno e un rapporto tra vino e fecce fini più interessante) o di aver lasciato un po’ di 2008 in barrique perché convinto che sia un’annata che esce alla distanza e vuole vedere cosa succede con una permanenza in legno così lunga.
Le barrique (circa 230) vengono cambiate ogni 5 anni, per non avere in cantina più di un 20% di legno nuovo. Lo scopo, soprattutto sui vini più semplici, è di avere vini non troppo marcati dal legno (anche se, ci dice, il problema non è che c’è troppo legno, ma che non c’è abbastanza vino…).
Per ora lavorano il suolo e utilizzano il minimo possibile di prodotti di sintesi, perché vogliono un terreno vivo, ricco di vermi e aerato, ma guarda con interesse alla produzione bio perché secondo lui prima o poi si arriverà alla proibizione totale dell’utilizzo di prodotti chimici, tanto che pensa di passare alla biodinamica in una decina d’anni (“se decidiamo di passare al bio, tanto vale lavorare in biodinamico, restare in biologico significa fare le cose a metà”).
I suoi giudizi sulle ultime annate nel Mâconnais sono piuttosto netti: il 2008 è stata un’annata particolarmente fredda, che ha portato i vini a non esprimersi nei primi anni, anche perché troppo segnati dal legno, ma che adesso sta dando dei prodotti molto interessanti e di grande soddisfazione, il 2009 invece ha dato vini “noiosi”, troppo ricchi, rotondi, che rischiano di essere pesanti, mentre il 2010 è un’annata splendida, la classica “grande annata”, ma che va aspettata per permetterle di esprimersi al meglio.
Moulin-à-Vent Laurent Gerra ’10
I Moulin-à-Vent sono i soli rossi prodotti dalla maison. Secondo Pierre-Henri manca ancora qualcosa a questo vino, ma pensa di essere sulla buona strada (“ancora un paio d’anni e comincerà a essere come lo voglio”). Da vigne giovani (circa 20 anni) è gradevole, fresco, pulito, tutto sul frutto e di buona mineralità, con un finale maturo in cui spiccano note di nocciolo di ciliegia.
- Valutazione:
Moulin-à-Vent v.v. ’10
Da vigne di circa 80 anni, è evidentemente più ricco per densità e materia. Speziato, è meno gourmand ma di bella lunghezza, dai tannini fini e dal finale di grafite.
- Valutazione:
Saint-Véran Plaisir ‘11
Da vigne giovani, solo acciaio. Fresco e nitido, tutto fiori e frutto, sapido con note minerali, molto piacevole.
- Valutazione:
Saint-Véran Prestige ‘11
Da vigne di 40 anni, vinificato 60% in legno e 40% in acciaio, è di buona struttura e materia. Forse è solo ancora un po’ chiuso, tuttavia mi sembra restare a mezza strada tra la giusta piacevolezza e la necessaria profondità.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Clos de France ‘11
Da una vigna di circa mezzo ettaro. Di difficile interpretazione: di buona materia, è molto indietro ed evidentemente da attendere, anche se si intuisce finezza e profondità. D’altra parte Pierre-Henri oggi beve il 2001… Valutazione interlocutoria, in attesa di berlo almeno tra qualche mese.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Clos du Martelet ‘10
Monopole dal 2006, evidenzia tanta sapidità e pienezza. Equilibrato e lungo, risulta un po’ pastoso ma mantiene precisione e brillantezza. Secondo lui col tempo e l’aratura in vigna tra qualche anno sarà di un livello nettamente superiore, perché la posizione è splendida.
- Valutazione:
Saint-Véran Les Mûres ‘10
Tra i vari vini assaggiati è quello meno compiuto. Pierre-Henri ci dice che di solito è un vino grasso e pieno, in cui nei primi anni si sente un po’ il legno che si assorbe col tempo. In questo momento però io sento quasi solo il legno…
s.v.
Saint-Véran Les Cras ‘10
Nasce su di un terreno che ha solo 40 cm di terreno, poi incontra subito la roccia. Naso gessoso e floreale, al palato è ricco e teso, lungo ed equilibrato, davvero bello.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Racines ‘10
Nasce da 3 vigneti differenti, 2 a Vergisson e 1 a Solutré, tutti con piante centenarie. Teso, austero, di grande integrità e intensità senza nessuna pesantezza, è troppo giovane e deve ancora crescere ma è già profondo, lunghissimo, con note affumicate e di acacia. Splendido e coinvolgente.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Les Murgers ‘09
Il primo assaggio dei 2009 mi conferma la poca sintonia che ho con questa annata. Meno brillante dei 2010, è più rotondo e pieno, anche troppo, come vuole l’annata.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Terroirs de Vergisson ‘09
Al naso spiccano note di miele di acacia e spezie, mentre il palato è più fresco e di maggiore tensione del precedente, ma sempre declinato nei toni dell’annata.
- Valutazione:
Saint-Véran Les Cras ‘09
Più grinta e tenuta, maggiore tensione, addirittura tagliente per un 2009, lungo e di bella aggressività, riesce a trascendere l’annata.
- Valutazione:
Saint-Véran Racines ‘09
Sempre di grande austerità. Di grande energia e buona lunghezza, mette in mostra più materia e potenza del ’10 ma non ne ha la profondità. Comunque è sempre un gran bel bere.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Terroirs de Vergisson ‘08
Giovane, teso, fresco e di buona lunghezza, dimostra di avere ancora molta vita davanti.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Clos du Martelet ‘08
Sorprendente: unisce finezza e pienezza, è teso e dritto, profondo e dinamico, molto lungo. Il migliore insieme ai Racines.
- Valutazione:
Saint-Véran Racines ‘08
Sullo stile dei Racines precedenti, conferma la classe superiore, sostenuta da grande tensione, di questa etichetta. Molto nitido e lungo, è finissimo, con profonde e complesse note minerali.
- Valutazione:
Pouilly-Fuissé Cuvée R ‘07
Un primo risultato delle sperimentazione che pierre-Henri ama fare. Questo Pouilly ha fatto 42 mesi in botte sui lieviti. Non mi entusiasma particolarmente, è pulito e sicuramente tecnicamente ineccepibile, ma forse anche a causa dell’annata più calda è già pronto ed è soprattutto meno in linea con lo stile aziendale degli altri vini.
s.v.
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