Le sorprese sono sempre dietro l’angolo in un territorio così complesso come la Borgogna, dominato da un numero relativamente piccolo di star mondiali rispetto al grande numero di produttori presenti sul territorio. Non abbiamo perciò esitato quando un amico ci ha detto che dovevamo assolutamente andare a visitare il Domaine de la Galopière a Bligny-lès-Beaune.
Gabriel Fournier ha cominciato a produrre e imbottigliare nel 1982. Oggi la produzione del Domaine de la Galopière è di 40.000 bottiglie annue (con una potenzialità di 60-65.000), con una commercializzazione legata alla vendita diretta, cui affianca piccole quantità esportate principalmente in Cina e in Germania. Non è presente in Italia. Gli piacciono i profumi avvolgenti e la dolcezza, ma anche un frutto croccante e la capacità di invecchiare.
Per i rossi di solito fa sei giorni di macerazione a freddo, poi 18-21 giorni sulle bucce. Dal quel momento in poi assaggia tutti i giorni, per evitare un eccesso di tannino e di estrazione, e poi poco legno nuovo, per avere vini rappresentativi delle varie denominazioni (“un mio Aloxe-Corton deve sapere di humus e terra umida, un Pommard di torrefazione e affumicato”). Per quanto riguarda le uve bianche è sempre tra gli ultimi a vendemmiare, perché vuole delle uve perfettamente mature. La fermentazione alcolica, realizzata con lieviti naturali, dura fino a maggio e oltre (alcune barrique stavano ancora fermentando a fine ottobre, nel periodo della nostra visita) per realizzare dei vini grassi, con una evoluzione progressiva degli aromi del vino.
Da 15 anni non diserba più e ara le vigne. Negli ultimi anni aveva lavorato in regime biologico, ma quest’anno è dovuto tornare al convenzionale, sennò non avrebbe raccolto nulla (come per quasi tutti in Côte de Beaune anche qui il 2012 è stata un’annata difficile, tra oidio, peronospera e grandine, con il 63% in meno di produzione). Questo non vuol dire non provare strade diverse: dopo che l’anno scorso ha dovuto per cause di forza maggiore (si è rotta la diraspatrice) fare vendemmia intera, si è accorto che il vino è rimasto particolarmente fresco e senza note vegetali e quindi sta ragionando se non valga la pena di provare questa soluzione. Come ci ha detto: “ho un anno intero per pensarci su”.
La degustazione è stata un po’ anarchica, sviluppandosi secondo gli estri del momento e finendo per lasciarci l’impressione di un Domaine interessante, di discreto livello – tenuto conto che non può contare su denominazioni di prestigio, escluse Meursault e Pommard, né su 1er Cru o Grand Cru – forse più classico di quanto ci aspettassimo, con vini da invecchiamento che devono attendere almeno dieci anni per esprimersi al meglio, e soprattutto degli ottimi Pommard.
www.domainedelagalopiere.com
Bourgogne Blanc ‘09
Naso fruttato ma poco nitido, mentre il palato è abbastanza pieno e con note di miele.
- Valutazione:
Bourgogne Blanc ‘08
Dominato dai toni tropicali e di frutta bianca, saporito e grasso, quasi al limite dell’eccessivo ma ben riscattato da una buona tensione.
- Valutazione:
Ladoix Blanc ‘10
Naso più minerale, con note di frutti di bosco in sottofondo. Il palato è gessoso, di buona grinta, con un filo di frutto dolce e buona polpa.
- Valutazione:
Meursault ‘10
Di Meursault ne fa davvero pochino, circa 2000 bottiglie. Questo 2010 presenta profumi ancora poco espressi, ma il palato è di buona struttura e tenuta, dominato dalle note minerali e gessose e con un finale in cui escono toni dolci di frutta ben controllati.
- Valutazione:
Meursault les Chevalières ‘10
Sugli stessi toni del Village, questo lieu-dit ha però più materia e presenza scenica, grazie a un frutto dolce e maturo dinamizzato da una notevole grinta.
- Valutazione:
Meursault ‘09
Qui il gusto di Gabriel Fournier per i vini un po’ ricchi e grassi trova il suo compimento grazie a un palato di grande equilibrio, in particolare per un ’09. Ai profumi di verbena, burro e frutta bianca fa seguito un palato pulito e minerale, di buon frutto e pienezza, lungo e con un finale in cui escono delle leggere sensazioni burrose. Molto ben fatto.
- Valutazione:
Aloxe-Corton ‘10
Circa 4.000 bottiglie annue. Naso molto ricco, con note dolci di frutti rossi, palato più brillante e con bella acidità, sempre sul frutto. Un po’ rustico ma quasi didattico nei suoi toni di frutti maturi e humus.
- Valutazione:
Pommard ‘09
Tra le 3500 e le 4000 bottiglie annue. I sentori di frutto e terra, un po’ di fondi di caffè, sono completati da un palato certo molto rustico ma anche ricco di grinta e spinta, con un lungo finale leggermente amaro in cui tornano le note terrose.
- Valutazione:
Pommard ‘10
Più sul frutto fresco al naso, nettamente più preciso e nitido. Palato classico, grintoso, con note di terra e frutti rossi ma più elegante e dal finale più fresco del precedente.
- Valutazione:
Aloxe-Corton ‘08
Ricco di polpa e di struttura, di buona spinta e grinta, ha un finale di frutto fresco un po’ amarognolo ma tenace e di buona nitidezza.
- Valutazione:
Pommard ‘08
Naso e palato minerali, teso, ricco di frutto, fresco e di bella struttura, da bere e da attendere. Un vino esemplare per l’annata.
- Valutazione:
Meursault ‘99
Perfettamente integro, con profumi di erbe aromatiche e miele ma ancora molto fresco nelle sue note di pietra focaia. È rotondo ma non è né pesante né affaticato. Lungo e pieno, è tutto da bere. Un Meursault Village come se ne vorrebbero sempre. Piacevolissimo.
- Valutazione:
Pommard ‘00
Naso nitido, tipico, con note affumicate, di terra ed erbe secche, intenso e coerente al palato, lungo e territoriale, ricco e con tannini sorprendentemente eleganti per la denominazione.
- Valutazione:
Pommard ‘99
Ancora una volta un naso che dimentica le incertezze dei vini più giovani e si rivela intenso e complesso. Il palato è lungo, con tannini ancora in prima fila ma molto belli. Giovane, teso e fresco, deve ancora raggiungere l’apice della forma.
- Valutazione:
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