
Il Domaine Comte Armand è sotto la guida del giovane Benjamin Leroux dal 1999 (non fatevi ingannare dalla data, è ancora giovane, visto che allora aveva solo 23 anni!), e in questi anni i risultati ne hanno fatto uno dei Domaine faro non solo della denominazione ma di tutta la Côte de Beaune.
Lo stile di Benjamin cerca di ottenere dei vini che sappiano unire la tipica struttura del Pommard alla finezza che contraddistingue i grandi rossi della Côte de Nuits. In vigna si lavora in regime biologico per quanto riguarda i trattamenti e in regime biodinamico per quanto riguarda il rispetto dei cicli lunari e solari, seguendo il calendario di Maria Thun (anche per i travasi e gli imbottigliamenti).
Le vendemmie sono molto curate, con grande attenzione nella selezione dei migliori grappoli, mentre in cantina l’intenzione è quella di evitare gli eccessi estrattivi, quindi non avere troppi tannini e ottenere invece una buona ricchezza di frutto. “Ricerchiamo la finezza, perché comunque abbiamo una materia notevole, visto che le rese sono sempre piuttosto basse”.
In cantina si interviene il meno possibile, lasciando i vini assolutamente tranquilli, assaggiando spesso. “Può capitare di fare anche un solo travaso prima dell’imbottigliamento”. A seconda del vino il legno nuovo è tra il 20 e il 30%, per il resto si usano pièce di 2°, 3° e 4° passaggio. Gli ultimi millesimi sono stati piuttosto “facili”, nel senso che non ci sono grandi quantità ma la qualità è piuttosto buona. Il giudizio sul carattere delle ultime annate è quello di molti produttori: 2010 e 2011 sono annate molto più classiche rispetto alla 2009, più fresche e “borgognone”.
I 2011 sono tutti degustazioni da botte.
Auxey-Duresses Rouge 1er cru ‘11
Vigneto situato piuttosto in alto, su suoli drenanti e ghiaiosi e con vigne di più di 50 anni. Com’è nello stile del Domaine, non si cercano grandi estrazioni ma la realizzazione di un vino equilibrato, piacevole da bere, di grande purezza di frutto. Al naso quindi troviamo note di frutto fresco di bella nitidezza, mentre il palato è minerale, di grande bevibilità e scorrevolezza, molto equilibrato, fruttato. Insomma, un vino delizioso, da bere a gargarozzo.
- Valutazione:
Volnay ‘11
Da una vigna di poco più di un ettaro, piantata nel 1960. Naso piacevole, tutto sul frutto, mentre il palato è più ricco e un po’ meno gourmand dell’Auxey-Duresses. Lungo e di notevole precisione aromatica, complessivamente è un vino sicuramente più “serio”, un Volnay Village di ottimo livello, da attendere ancora qualche anno più che da beva immediata.
- Valutazione:
Volnay 1er cru Les Frémiets ‘11
Meno di mezzo ettaro, con vigne per metà di 30 anni, per l’altra metà di 60. Naso intenso, pieno, minerale, con sfumature di frutti rossi e spezie, di notevole complessità. Il palato è lungo e coerente, strutturato ma anche teso, minerale e dinamico, una bella conferma dello stile fortemente voluto da Benjamin per i vini dell’azienda.
- Valutazione:
Pommard 1er cru ‘11
Questo vino proviene sempre dal Clos des Epeneaux, ma dalle vigne giovani (piantate nell’84-85), su di un suolo con una roccia a 80 cm di profondità e su un portainnesto piuttosto produttivo (erano anni in cui ancora si cercava un’alta produttività). Molto speziato e con note di frutto nero fresco, dinamico e teso, lungo, tutto da bere senza perdere per questo in rigore e ricchezza. In certe annate lo si può ritrovare in piccola parte (5-10%) nel Clos, perché può dare un po’ di dinamismo in più e delle note speziate.
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Pommard Clos des Epeneaux ’11
Il Clos des Epeneaux è di 5,23 ha ed è diviso in 4 parti. Tutti i settori vengono vinificati separatamente e messi in pièce differenti. Oltre a quella da cui nasce il Pommard 1er cru, ci è stata fatta assaggiare una diversa pièce per ogni settore. Seconda parte, sotto alla precedente, con vigne di 50 anni: più tannino (e più serrato) e struttura, intenso, sempre di grande precisione e nitidezza. Terza parte: sempre sui 50 anni di età per le vigne, su suoli poco profondi (50 cm), con tannini meno aggressivi, di buona spinta e frutto, dinamico, lungo. Quarta parte: elegante, fine, ma anche ricco e minerale, lungo, decisamente il più affascinante, splendido. A volte oltre all’assemblaggio delle varie parti del Clos aggiungono anche un po’ di “vin de presse”, per dare più grinta e acidità. Alla fine rapido assemblaggio con il ladro per farci assaggiare il “Clos des Epeneaux” ’11: straordinario.
Pommard 1er cru Clos des Epeneaux ‘10
Naso intenso di spezie, frutti rossi, terra, tartufo e sottobosco, cui fa seguito un palato coerente, teso, splendido per la nitidezza cristallina dei vari passaggi aromatici, con un finale lungo, fresco, complesso e profondo. Il livello è senza dubbio quello di un Grand Cru. Un vino talmente bello adesso che può far venire il dubbio sulle sue capacità d’invecchiamento, ma in realtà con un tale equilibrio, con quell’acidità che non troviamo nel 2009, che ci sembra potrà tranquillamente invecchiare oltre il decennio e più.
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[Foto di jockovino.com]
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