
I vini della famiglia Mottura sono da diversi anni ai vertici della produzione bianchista italiana. I suoi Grechetto, sia il Poggio della Costa, vinificato in solo acciaio, che il Latour a Civitella, realizzato con un passaggio in barrique, sono un miracolo di eleganza, finezza e longevità.
Sergio Mottura però ha da sempre coltivato anche una grande passione per lo spumante metodo classico. Una piccola produzione, che porta il suo nome e raramente supera le 5.000 bottiglie all’anno, un millesimato blanc de blanc da uve chardonnay che esce in maniera irregolare ed è frutto di una produzione totalmente artigianale, con tutte le operazioni realizzate manualmente, remuage e sboccatura comprese.
Da diverso tempo considero il Sergio Mottura un ottimo spumante, uno dei migliori, se non il migliore, tra quelli realizzati al di sotto del Po. Poi però capita la serata con gli amici e la voglia di aprire una Magnum come questa: un Sergio Mottura Nature 1996 sboccato nel 2012.
E allora i parametri cambiano: per i suoi 18 anni complessità aromatica, lunghezza, tensione acida e cremosità si presentano tutte insieme, con una brillantezza e una profondità davvero straordinarie. Una bottiglia che, per quanto mi riguarda, si pone tranquillamente ai vertici della spumantistica italiana, e forse anche come una delle migliori mai prodotte al di sotto della Senna.
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