
Charles Joguet è un nome mitico tra i vignaioli di Loira, tanto che Michel Bettane ha paragonato la sua figura in Loira a quella di Henri Jayer in Borgogna, per la sua capacità di tracciare una nuova strada e di creare un modello di riferimento per il Chinon, imponendolo nel ristretto gruppo dei vini di primissimo piano.
Andato in pensione all’inizio degli anni ’90, aveva lasciato un trittico di annate – 1988, ’89 e ’90 – di grande impatto e qualità. L’ennesima dimostrazione l’ho avuta qualche giorno fa, un quarto di secolo dopo, bevendo il Chinon Cuvée du Clos de la Cure 1989, che nasce da un vigneto di circa 2 ettari e da vigne di più di 35 anni. Un vero gioiello, in cui l’eleganza del frutto regna sovrana, senza nessuna traccia erbacea, con una precisione aromatica e una bevibilità davvero esemplari per un cabernet franc, tanto da ricordarci alcuni grand cru borgognoni.
Da notare che l’azienda, dopo il pensionamento di Charles Joguet, sembrava aver smarrito il tocco magico che ne aveva contraddistinto le sue interpretazioni, ma da qualche anno è tornata ad ottimi livelli.
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