
Questione di gusti. E di evoluzione del gusto. E di esperienza e di tempo che passa. Una decina di anni fa questo Cervaro probabilmente mi sarebbe “piaciuto assai”, o perlomeno mi avrebbe affascinato. Oggi invece mi ha lasciato perplesso e soprattutto poco soddisfatto.
Un vino sicuramente ancora molto indietro e abbastanza chiuso, forse non nella sua fase migliore, in cui tuttavia le note di legno, con i loro sentori di vaniglia e resina al naso e di burro nero al palato, regnano incontrastate, coprendo indistintamente qualsiasi altra sensazione.
Certo, non mancano pienezza, struttura, una più intuita che comprovata complessità, ma per quanto mi riguarda non bastano a dargli piacevolezza o a darmi voglia di berlo.
Insomma, è una bottiglia seria e importante, che forse tra altri sei anni o più darà una qualche soddisfazione, ma a tre giorni dalla stappatura è ancora in frigo, abbondantemente mezza piena. E tanto basta.
Messaggio volutamente provocatorio: perché ci ostiniamo a produrre chardonnay in Italia? Salvo rarissimi casi, potremmo tranquillamente farne a meno.
Ma porca miseria Paolo quanto è vero quello che scrivi: vini che dieci anni fa ti avrebbero fatto impazzire (e devo dire che il Cervaro lo fece!), oggi non ti convincono più.
Tanto per restare “in zona”, il Montiano mi fa lo stesso effetto? Coincidenze? 😉
@Marco: qui si potrebbe aprire un vasto dibattito sul rapporto qualità prezzo di alcuni famosi vini italiani… Diciamo comunque che sono abbastanza d’accordo.
@Maurizio: è un qualcosa di cui mi sto accorgendo sempre di più e non so se attribuirlo all’esperienza, alla ricerca a tutti i costi di qualcosa di nuovo, o semplicemente al fatto che, appunto, i gusti cambiano
Tutto vero, Paolo: l’importante è sapere di poter sempre trovare qualcosa di cui godere, magari anche al prezzo giusto.
E qualche volta magari accontentarsi 😉
un saluto!
Con l’Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco il vino più sopravalutato e con il peggior rapporto qualità prezzo d’italia