
Per capire la bellezza della varietà e come si possano amare vini molto diversi non riesco a pensare a niente di meglio di una sequenza in cui dopo il Clos Vougeot V.V. di Château de la Tour ci si beva il Barolo Ravera di Flavio Roddolo della stessa annata, il ’97.
Struttura, fittezza e tannini ancora evidenti non risultano pesanti o aggressivi ma anzi, emergono con una spinta, un dinamismo, un nerbo acido straordinari, in grado di mostrare la cifra del percorso compiuto e di quello ancora da compiere, grazie anche ai profumi floreali e di piccoli frutti dalla terziarizzazione appena accennata.
Il risultato è quello di un vino ricco, vibrante e di grande fascino.
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