
Nasce come portale per la prenotazione online di ristoranti, ma oggi è molto di più. La filosofia di Quandoo è quella di trasformare un puro e semplice servizio di utilità – com’è appunto il sistema su cui si fonda il gruppo tedesco – in una community di più ampio respiro, consentendo agli utenti di condividere la propria esperienza sulla piattaforma, lasciando una recensione che frutterà ogni volta 25 punti fedeltà.
Tutto questo è reso possibile da uno scrupoloso metodo di controllo incrociato che garantisce l’autenticità della recensione, consolidando così la credibilità del circuito, peraltro in continua espansione in tutta Europa, se consideriamo che dal 2012 (l’anno di fondazione) il numero di ristoranti coinvolti ha raggiunto le 5000 unità in quattordici Paesi (tra cui l’Italia, coperta dal 2013), e annovera tra gli altri anche diversi indirizzi stellati e molte insegne di livello.
Se è vero che i sondaggi confermano un utilizzo sempre più frequente della prenotazione online da parte degli italiani, può essere interessante scoprire quali realtà hanno aderito al servizio di Quandoo, offrendo così ai propri potenziali clienti (anche quelli stranieri, avvantaggiati dalla traduzione dei contenuti in più lingue) una possibilità di stabilire un contatto semplice, veloce e gratuito per scegliere la propria meta in base a informazioni e foto contenute nella scheda di ciascun ristorante.
A Roma, per esempio, il servizio di prenotazione è attivo per moltissimi ristoranti delle più svariate tipologie. Tra quelli indicizzati alla voce gourmet abbiamo selezionato i nostri preferiti, i punti di riferimento per ogni amante della buona tavola nel panorama gastronomico capitolino. Ma visto che Roma ha tanto altro da offrire, vogliamo suggerirvi anche qualche meta da non perdere nelle vicinanze dei ristoranti, così da coniugare passione per il cibo e curiosità di scoperta. Ricordando, prima di mettervi in viaggio, di prenotare il vostro tavolo, magari online.
1) Glass Hostaria: Posizione invidiabile, nel cuore del rione Trastevere, ambiente raffinato e una cucina sempre convincente. La passione di Cristina Bowerman si esprime al meglio in tavola, indovinando abbinamenti arditi ma centrati, per scoprire sapori insoliti che seguono il desiderio di innovazione della vulcanica chef, ma sempre nel rispetto della stagionalità.
E ci piace pensare di iniziare un ipotetico tour della città proprio da qui, tra i vicoli di un quartiere popolare che purtroppo rischia di snaturarsi cedendo al folclore, ma conserva ancora straordinarie testimonianze di un passato sfarzoso, generalmente legato alla committenza papale. Se passate davanti alla basilica di Santa Maria in Trastevere, dopo averne ammirato (meglio al tramonto) il mosaico in tessere d’oro che ne impreziosisce la facciata, entrate all’interno e percorretene la navata centrale, calamitati dal fasto del ciclo absidale, tra gli esempi più belli e meglio conservati di arte musiva medievale. Poi uscite e continuate la vostra serata tra piazzette nascoste e dedali di viuzze. Perdersi sarà una continua sorpresa.
2) Stazione di Posta: All’interno della Città dell’Altra Economia, dove un tempo sorgeva il mattatoio di Roma, l’estro di Marco Martini – premiato con la prima stella dall’ultima edizione della Michelin – è libero di esprimersi in una cucina giovane ma molto apprezzata, che porta in sala una clientela di gourmet e amanti delle esperienze gastronomiche che sanno stupire con effetti speciali. L’atmosfera è curata e rilassata, i piatti che arrivano in tavola divertenti per abbinamento e tasso di sperimentazione.
Oltrepassato il Tevere alla volta del rione Testaccio – ancora una tappa imperdibile della Roma popolare e verace – proprio di fronte al complesso della Città dell’Altra Economia, che oggi accoglie anche il Macro, sorge una delle testimonianze più suggestive della Roma antica, quel Monte dei Cocci frutto della stratificazione di scarti di produzione ceramica. L’area, situata nelle vicinanze di un importante scalo portuale sulle rive del Tevere, oggi scomparso, ospitava all’epoca i magazzini per la conservazione dei generi alimentari: per secoli i frammenti di anfore scartate diedero vita a una vera e propria discarica, oggi altura coperta di vegetazione e visitabile con tour guidato per scoprire dei “fossili” unici al mondo: i cocci prodotti nelle fornaci imperiali.
3) Achilli al Parlamento: Da qualche tempo nella cucina di questa storica insegna nei pressi del palazzo di Montecitorio è arrivato uno chef ligure di grande talento, Massimo Viglietti, che è riuscito a concretizzare una proposta da annoverare tra le più convincenti esperienze gourmet in città. Ci si diverte tra creatività e tradizione, dalla coscia di pollo in sfilacci, peperone e vino bianco alla convincente carbonara con iniezione di tuorlo d’uovo marinato al Cognac. Grande selezione di vini e servizio accogliente.
Nel salotto elegante della Capitale c’è solo l’imbarazzo della scelta per scegliere la meta del cuore. Ma tra una sessione di shopping sul Corso e l’immancabile visita al Pantheon, vi consigliamo di andare a scovare due angoli molto diversi tra loro, ma entrambi meritevoli d’attenzione. Due scorci della Roma che fu e ancora vive, così vicini per distanza eppure divisi da secoli di storia; non c’è un ordine di visita: in piazza di Pietra sarete catturati dalla maestosità di ciò che resta del Tempio di Adriano, in piazza Sant’Ignazio dall’ingegno architettonico di Filippo Raguzzini e dall’arguzia della sua scenografia Rococò che incornicia la chiesa gesuita di Sant’Ignazio di Loyola.
4) All’Oro: Nella sede del The First Luxury Art Hotel di via del Vantaggio, dove ormai Riccardo di Giacinto è perfettamente a suo agio, l’anima di All’Oro non ha smarrito la strada e anzi ha proseguito la sua marcia spedita verso la perfetta congiuntura gastronomica. In carta i classici dello chef e piatti sempre equilibrati e gustosi che testimoniano talento e una grande abilità tecnica. Contesto elegante, servizio professionale e splendida vista sui tetti di Roma chiudono il cerchio.
Pochi metri per essere accolti dalla grande piazza che segna la confluenza del celebre Tridente della Roma Papale. Piazza del Popolo, come la vediamo oggi, è frutto dell’interpretazione scenografica che Giuseppe Valadier ne diede nel corso del XIX secolo e continua a stupire visitatori da tutto il mondo per la sua magnificenza trionfale, i terrazzamenti che digradano dal Pincio, l’inconfondibile profilo delle chiese “gemelle”.
5) Pipero al Rex: L’accoppiata Alessandro Pipero in sala e Luciano Monosilio in cucina continua a essere una certezza come poche in città. Si arriva sulla soglia di questo hotel nel quartiere Esquilino, non distante da via Nazionale, certi delle premure che l’impeccabile (e divertente) maitre saprà riservare agli ospiti, mentre dalla cucina escono i piatti gustosi, equilibrati, creativi (ma anche classici) del giovane Luciano Monosilio. Carbonara (dalla fama meritata) in primis.
Se passeggiare in questa zona a ridosso della stazione non sempre è piacevole, una valida alternativa si presenta a chi volesse approfondire la conoscenza dell’arte classica degli antichi romani, rappresentata egregiamente dalle collezioni di Palazzo Massimo. Il museo convince con uno degli allestimenti più accattivanti della città e allinea pezzi di grande valore, dalle sculture in marmo ai mosaici pavimentali, dagli affreschi rinvenuti nelle domus imperiali al suggestivo giardino dipinto di Livia, moglie dell’imperatore Augusto.
6) Romeo Chef & Baker: Ancora Cristina Bowerman (sostenuta dal contraltare della coppia Fabio Spada), ancora un progetto innovativo che propone una buona cucina contemporanea a prezzi veramente convenienti. Banco gastronomia, con prodotti accuratamente selezionati e pane di produzione propria, e ristorante insieme: si mangia in un ambiente elegante coccolati dalle proposte di una chef che non smette di sperimentare. Servizio attento e premuroso.
Quartiere Prati, mura vaticane in dirittura d’arrivo. C’è poco da aggiungere se non che almeno una volta nella vita dovreste visitare i Musei Vaticani. Una volta dentro raccogliete le forze e preparatevi a trascorrere ore intense: non c’è solo il Giudizio Universale di Michelangelo, anche se la Cappella Sistina, da sola, vale il biglietto.
7) Bistrot64: Da circa un anno alla guida della brigata del ristorante nel quartiere Flaminio è arrivato Kotaro Noda, chef giapponese di grande talento che ha portato in cucina un’aspirazione fusion giocata sulle materie prime del territorio laziale. Ottimo il rapporto qualità/prezzo, attento e professionale il servizio.
Il MAXXI ha ridisegnato la geografia artistica del quartiere Flaminio, portando finalmente in città un progetto architettonico di respiro internazionale (a firma Zaha Hadid), che vale la pena di essere scoperto, aldilà della vostra propensione all’arte contemporanea (qui organizzata in collezioni permanenti e tante mostre temporanee).
8) Enoteca la Torre a Villa Laetitia: La cucina di questa suggestiva dimora è quella di Danilo Ciavattini, giovane chef che ha mosso i primi passi alla corte di Pipero, ma oggi cammina saldamente sulle sue gambe, apprezzato dalla critica e dal pubblico. In menu piatti di stampo molto classico, che ben si intonano all’ambiente circostante, e spunti creativi che si rivelano più interessanti. Clientela internazionale, atmosfera molto elegante, carta dei vini di insolita profondità, con proposte al bicchiere.
Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia non è una delle mete più visitate in città, noi invece vi consigliamo di andarci per godere della bellezza dell’edificio che lo ospita e della ricchezza delle collezioni qui esposte. Il pezzo più celebre è sicuramente il Sarcofago degli Sposi, ma sono tanti gli esempi di scultura, arte orafa, arte funeraria e architettura di grande interesse.
Vi aspetto tutti a Firenze per una esperienza culinaria indimenticabile, per scoprire i sapori dei nostri prodotti tipici,
particolari ed unici.