Indirizzo: | via Cavaniccie, 6 - 40035 Castiglione dei Pepoli (BO) |
Telefono: | 0534 91143 – 338 1253996 |
Giorno chiusura: | domenica sera e lunedì |
Fascia di prezzo: | 25-30 euro |
Tipo di locale: | trattoria |
Andateci per: | i tortellini e in generale le paste fresche |
Che scoperta – non casuale ma su suggerimento di amici fidati – quest’insospettabile trattoria lungo la strada di accesso al borgo dell’Appenino Tosco-Emiliano, tra l’altro a un tiro di schioppo dal casello autostradale! Da fuori sembra uno di quei ristoranti anonimi che punteggiano la provincia italiana, dove ti fermeresti solo spinto dalla fame e dalla voglia di una pausa (sempre che tu abbia una buona ragiona per percorrere questa strada).
Entri alla Taverna del Cacciatore e ti trovi in una bella sala con tavoli ben apparecchiati e un grande camino, preceduta dall’ingresso con il banco del bar e tanti libri di cucina – incluso quello con le ricette di Lucia Antonelli, la cuoca a buona ragione nominata regina del tortellino! – e da un grazioso balconcino che ospita anche un paio di tavoli da cui ci si gode il panorama sulla vallata circostante. Ma anche se fossero occupati o facesse troppo freddo per star fuori, non è un gran problema visto che l’attenzione, qui, va tutta ai piatti del menu: più numerosi e vari di quanto ci si potrebbe aspettare in un locale del genere, sono tuttavia lontani anni luce dalle derive modaiole delle “trattorie contemporanee”. Tutto ha un sapore unico, autentico, che parla di territorio e tradizione ma anche di conoscenza e cura. Proprio come il sorriso e la gentilezza della graziosa ragazza che ci ha accolti e serviti, prodigandosi in consigli e dettagli.
Noi siamo capitati in stagione di funghi e tartufo nero e, nonostante il caldo, non ci siamo negati un piatto di stratosferici tortellini in brodo e anche l’assaggio dei passatelli asciutti (su nostra richiesta, anche se presa con le pinze perché fuori dai canoni, conditi con i funghi galletti invece che col tartufo); abbiamo invece rinunciato a malincuore al Piatto del Buon Ricordo – la cui sola idea basta a riportarci alla mente sapori e rituali d’infanzia –, il tortellino emiliano in cialda con Parmigiano e olio extravergine toscano selezione Franci; e il fatto che si tratti di uno dei migliori extravergine d’Italia basta a rendere l’idea della qualità media di ingredienti e preparazioni.
Prima, però, non abbiamo resistito all’assaggio dei porcini fritti accompagnati da un intingolo a base di aceto e zucchero, della ricotta – squisita! – con tartufo nero, dello sformatino di patate con porcini e della sostanziosa porzione di paté di fegatini servito con i crostini caldi e tenuto a temperatura dall’apposita candelina. Solo per la lunga strada ancora da percorrere abbiamo rinunciato ad assaggiare gli invitanti secondi – tra cui il coniglio ripieno al forno e le costoline di agnello scottadito – e i dolci come la zuppa inglese e la torta di riso, ripromettendoci di tornare appena possibile. Intelligente la proposta di vini al calice, tre bianchi e tre rossi, anche se c’è da scommettere che la cantina (potendosi concedere qualche bicchiere in più) offra molto tra cui scegliere.
Quando poi l’occhio cade sulla colonna dei prezzi, viene da pensare che si siano sbagliati e abbiano ancora il menu in lire: roba che nemmeno la tavola calda in autogrill o la più sordida delle trattoriacce, con la differenza che qui si mangia da re.
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