
Indirizzo: | via Cassia, 701 - 00189 Roma |
Telefono: | 0633265318 |
Giorno chiusura: | lunedì |
Fascia di prezzo: | 15 - 20 euro |
Tipo di locale: | pizzeria |
Andateci per: | provare una pizza biologica |
Il biologico, moda del momento, bluff o risposta alla crescente domanda salutista? Tutto diventa bio e così in una sera d’agosto ci siamo concessi una pizza da Life. Il team di Via dei Gourmet, seppure in formazione ridotta, si presenta all’appuntamento in gran forma.
Il locale ha pochissimi coperti, per fortuna nel patio ci sono molti più tavoli con vista sul parcheggio… ma almeno si sta freschi.
Ciò che ci colpisce subito è un’evidente inclinazione surrealista del servizio, un plotone impressionante di camerieri protagonisti di situazioni paradossali, che tuttavia rendono la serata piuttosto esilarante.
Il menu è quello classico da pizzeria, accompagnano da alcune birre artigianali, non tra le mie preferite.
Dopo alcune bruschette con vari paté bio non proprio indimenticabili e un fritto misto vegetale un po’ troppo unto, è la volta della pizza.
Lo stile è ibrido, nel senso che non è napoletana ma nemmeno bassa e croccante come alla romana, inoltre la pasta è un po’ granulosa (ipotizziamo quindi l’utilizzo di semola nell’impasto) e in alcuni casi bruciata nel cornicione. Meglio il condimento, in particolare per quanto riguarda la regina margherita (con mozzarella di bufala, pomodoro e basilico) e la vegetariana, anche se certe scelte sono discutibili, come la proposta di una pizza all’amatriciana con fette di guanciale tanto grandi da renderla davvero eccessiva.
E poi era tutto biologico? Chissà! In conclusione? Dipende!
Lo ammetto, io sono bio-scettico e per di più assumo posizioni fondamentaliste quando si parla di pizza; se, al contrario, siete bio-addicted, e senza tante pretese in tema di pizza, Life fa certamente al caso vostro.
Già dalla foto mi sembra azzardato parlare di pizza!
Tra l’altro, parlando di pizza, quella vera (le altre sono tristi imitazioni, surrogati o pure invenzioni) è biologica di suo o sbaglio? Olio extravergine di oliva, san marzano dop e mozzarella di bufala campana… più bio di così!
Francesco, un fondamentalista della pizza come te.
Il fatto che un prodotto sia Dop, Igp o artigianale non significa che sia biologico, d’altro canto, il fatto che sia biologico non implica necessariamente che sia buono! Qui ne abbiamo una dimostrazione…
Sono andato la scorsa settimana…
Servizio pessimo, camerieri improvvisati (figli, parenti etc…è gestito da infatti 2 famiglie…), numero di errori sulle portate, le comande etc…
Bicchieri per la birra terminati (dovete bere in quelli dell’acqua!) e poi li portano ai vicini…”scusate abbiamo fatto ora la lavastoviglie”!!!
Venendo alla pizza, buona ma non esaltante…il giorno dopo ho provato Tonda…un abisso, prezzi leggermente più alti, ma forse la migliore pizza che ho mangiato negli ultimi anni!!!
Insomma, difficile che ritorno da Life…
A Roma purtroppo succede ormai troppo spesso, la gente, avendo 2 soldi si “improvvisa” ristoratore, ma alcune volte sembra non sappia nemmeno da dove si comincia…puoi fare un discreto prodotto, ma non basta…
Fabrizio
Caro il mio bio-scettico, Bio uguale buono? Ma quando mai. O almeno, mica è detto. Eppure sono anni che mi nutro di prodotti biologici per lo più presi direttamente dai produttori. Il punto è semplice, il bio è la base. Solo un punto di partenza.
Un prodotto che non contiene pesticidi, coloranti, fertilizzanti e altre costose delicatezze chimiche deve essere lavorato per diventare buono. Come tutti gli altri prodotti. – e occorre essere capaci. Pensate ad meraviglioso formaggio francese. Conditelo con aceto, pepe, cozze e vongole. Ricopritelo di sale, metteteci del guanciale e fatene una (a)matriciana. Ecco a voi un pessimo formaggio francese. Il problema è di certo la ricetta e non il formaggio.
Provate pizza120, ad Acilia. Poco chic, molto fuori da tutto. Chiedete di Alvaro e fatevi servire.
Poi ne riparliamo.
ps: non sono Alvaro, non lavoro per Alvaro, non sono un parente di Alvaro, non guadagno promuovendo Alvaro ma questa sera mangerò da Alvaro. Se è aperto.
Buongiorno Maria Grazia, leggo ora il suo lungo commento su Life che mi lascia piuttosto sorpresa per il tono.
Fa piacere sentire che anche lei è una giornalista. Per quanto ci riguarda, tutti i fondatori e la maggior parte dei collaboratori di Via dei Gourmet hanno lavorato per anni (e alcuni ancora lavorano) per il Gambero Rosso, testata giornalistica alquanto nota in Italia nel settore enogastronomico. Gli altri collaboratori invece sono appassionati del settore che hanno approfondito le proprie conoscenze con corsi specifici e che in questi anni si sono occupati di enogastronomia per altre testate. Questo tanto per fugare i suoi dubbi sulle nostre competenze.
Per quanto riguarda invece la recensione, è semplicemente il racconto di una serata che, purtroppo, non è stata positiva. Siamo andati da Life perché l’idea di una pizzeria che utilizza prodotti biologici è sicuramente interessante (lo scetticismo riguarda invece il parlare a tutti i costi di biologico, come se fosse uno spot, quando, come forse saprete, spesso il bio è solo bio sulla carta, dal momento che un produttore “naturale” con un piccolo appezzamento, circondato da coltivazioni non biologiche, avrà suo malgrado un prodotto contaminato da pesticidi e altre sostanze nocive), ma come ha ribadito anche Chicco, biologico non necessariamente fa rima con buono.
La pizza non era certo la peggiore assaggiata negli ultimi tempi, ma non era particolarmente ben lievitata (la pasta era molto compatta, poco alveolata e la digestione difficile è sintomo di problemi nell’impasto) e in un caso decisamente bruciata nel cornicione, il condimento non sempre realizzato al meglio (basta vedere la foto della pizza all’amatriciana), e gli antipasti erano assolutamente dimenticabili (a parte le chips).
Abbiamo poi cercato di rendere la recensione il più corretta possibile, evitando di proposito il racconto di alcune scene quantomento singolari che si sono verificate nella serata.
Ne cito solo una a titolo di esempio: una delle persone che ci ha serviti quella sera ha detto che tutto ciò che si utilizza e si serve da Life è biologico (e qui si pone il problema della Coca Cola sottilineato da Chicco), anche le birre, perché sono non pastorizzate…
@Chicco, grazie per la segnalazione di Acilia, appena possibile la proveremo.
@Ettore, avevamo visto quell’articolo e anche altre recensioni sul web. Sta di fatto che le nostre pizze non erano niente di che (e la mia mi ha fatto morire di sete per diverse ore) e il servizio era ridicolo per quanto disorganizzato. Speriamo migliorino!
Ciao,
mi chiamo Maria Grazia. Sono alquanto sorpresa dai Vostri commenti in quanto sono ormai una frenquentatrice abituale di LIFE.
Intanto vi comunico che sono una giornalista e che nella mia vita ho anche scritto di gastronomia e sono una vera buongustaia ed intenditrice di cucina sana.
Mi sembra assurdo, al di là del Vostro scetticismo e della Vostra “competenza”, che abbiate confuso la semola con la farina di Kamut!!! errore grossolano per chi dovrebbe intendersi di pizza!!!!
Inoltre non so quanto siate stati obiettivi, lo dimostra il fatto che dopo l’invio di un commento con l’articolo del the guardian, “per un caso molto strano” la pagina riporta a voi anzichè andare sulla rivista inglese, molto più titolata e degna di nota.
Io sono un’amante dei blog e della libertà di stampa, certo che deve essere obiettiva. Ciò che mi ha sorpreso dei Vostri commenti e la chiara intenzione di destituire di buon fondamento un’iniziativa bellissima e BUONISSIMA che la via Cassia aspettava da una vita!!!!
bravi signiri di LIFE e continuate così infatti tra innumerevoli clienti che passano, sono certa che la percentuale di persone che non si è trovata bene è quasi nulla.
Infine, io amo proprio quell’atmosfera familiare e rilassante che a voi dà tanto fastidio. Mi disiace per voi!
Vi dò ancora un’ultima informazione…quello che mangiate da life, che a dire di qualche negativo (i negativi non hanno mai fatto progredire il mondo) potrebbe non essere bio, viene coltivato, a parte una percentuale di kl 0 (non avete nemmeno letto il menu attentamente, grande errore per chi vuole promuovere critiche nei blog) direttamente nel terreno biodinamico presso il quale anche io mi rifornisco abitualmente come consumatrice!
FORZA SOSTENITORI DEL BIO E DEL BIODINAMICO CHE SIAMO UN ESERCITO DI POSITIVITA’ CHE DOVRA’ CAMBIARE LE ABITUDINI ALIMENTARI GENERALI, dato che molti dei tumori odierni derivano proprio da una cattiva alimentazione.
Comunque Vi ammiro per l’intento di tenere viva la curiosità via internet in quanto i blog costituiscono sempre una prova di vera democrazia.
Spero miglioriate anche voi.
Buon lavoro.
Maria Grazia.
@maria grazia,
ciao. Per me te la sei presa un po’ troppo.
Loro non criticano il BIO (anche perché non avrebbe senso, soprattutto farlo qui) ma danno semplicemente un voto alla loro serata passata in quella pizzeria. E se non gli è piaciuta si vede che non gli è piaciuta.
Chicco
ps: prima che te la prendi anche con me, io compro bio e il più possibile a km zero perché sono convinto che sia un bene per la terra. Lo faccio ormai da 5 o 6 anni. Non frequento posti fighetto costosi o supermercati biologici a 5 stelle. No, non sono neanche un talebano del biologico. Pretendo che le cose siano anche buone, non solo biologiche.
ehm…
leggo nel loro menu che
vendono anche la coca cola, veramente biologici al 101%
Io trovo inutile mettere il marchi fairtrade, libera terra quello della certificazione aiab e quello agricoltura biologica europeo (tra l’altro riservato ai produttori e non ai ristoratori) e poi vendere coca cola, la bevanda eticamente scorretta per eccellenza.
ps: non credo che that’s life abbia ceduto i diritti musicali ad un sito di una pizzeria, certo tutto può succedere.
Dimenticavo una cosa. Il problema del link di Ettore al Guardian era semplicemente dovuto al fatto che mancava il prefisso http://
Ora che l’ho inserito funziona. Non vedo perché mai dovevamo rimandare deliberatamente un link di un lettore al nostro sito!
Ma quanti commenti! Sapevo di scatenare un vespaio…Erica ha già espresso parecchi concetti che condivido, anche Chicco è stato abbastanza esplicito, tuttavia vorrei chiarire alcune cose. Ho ammesso di essere bioscettico e non certo perché “bio” non è sinonimo di “buono garantito”, ma più che altro perché credo che esistano dei fattori contaminanti, incontrollabili dall’uomo. Di conseguenza “bio” rischia di diventare solo un brand per giustificare prezzi più elevati. Capisco tuttavia che per molti il biologico è una fede ed è pericoloso minare le certezze altrui. D’altronde ognuno aderisce al proprio “fondamentalismo”, io resto fedele a quello della pizza napoletana (che non prevede né la semola né tantomeno il Kamut…)
Salvatore, se per te non BIO è una fede… fai tu.
Mi sa che non hai capito cosa ho detto. Anzi facciamo che mi sono espresso male ed hai ragione tu, così la facciamo finita e ti senti più tranquillo.
Inizio a pensare che Maria Grazia abbia ragione e che tu sia fondamentalmente troppo legato a te stesso e alle tue convinzioni. Contento te, contenti tutti.
Peccato, mi sembrava un bel blog. Ma ora ho i miei dubbi che sia anche obiettivo.
http://www.guardian.co.uk/travel/2011/jul/13/top-10-pizza-places-rome