
“Nel 1986 un angelo è entrato al Campazzo. [Lidia] Era quasi cieca, ma mi ha aiutato a guardare il mondo in un modo in cui nessuno aveva mai fatto”. Così Massimo Bottura inizia il suo saluto a una figura importantissima nella vita e nella carriera dello chef emiliano.
Lidia Cristoni era una rezdora nel vero senso della parola, una “reggitora”, per italianizzare il dialetto modenese, non solo del mattarello con cui sfogliava infaticabile anche alla soglia degli ottant’anni, ma anche colei che gestiva e teneva unita la brigata, la famiglia del ristorante. “Mi ha insegnato l’importanza di stare intorno a un tavolo, a condividere un pasto come una famiglia” ha continuato lo chef nel suo ricordo.
L’incontro tra i due è avvenuto per puro caso, è stato infatti per un incidente sul lavoro della mamma che la sfoglina nonentana ha dovuto lasciare il lavoro da Fini a un passo dalla pensione alla ricerca di un lavoro più vicino a casa e, bussando alle porte di tutte le cucine della zona, si è trovata davanti un giovane Massimo che ben volentieri le ha aperto quelle della Trattoria del Campazzo.
7 anni di lavoro gomito a gomito prima del passaggio di Bottura alla cucina di Alain Ducasse a Montecarlo e dell’esperienza a New York, ma il rapporto con la sua maestra di sfoglia non si è mai interrotto, neanche a distanza, ed è ripreso più forte di prima col rientro dello chef in Emilia e l’apertura dell’Osteria Francescana. Per usare le parole dello chef, Lidia è la persona che gli ha fatto capire veramente cosa significhi cucina di tradizione, un tratto fortemente distintivo della filosofia di Massimo Bottura, che assieme alla sua “reggitora” ha creato un progetto per il recupero della cultura gastronomica modenese: Storie di terra e di rezdore. Questa splendida espressione dell’amore per il territorio e dell’importanza delle radici e della memoria, promosso dalla Provincia di Modena e realizzato da Slow Food, è diventato anche un film con oltre 120 ore di girato e tanti volti e racconti raccolti, inclusi piacevolissimi siparietti di Massimo e Lidia.
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