
I consumi alimentari in Italia valgono 230 miliardi di euro nel 2015. Il mercato è sempre più attento alla salute.
Quanto bio
Il benessere, con prodotti light e gluten free, conquista i carrelli della spesa di un numero sempre maggiori di italiani. “Il tasso di penetrazione dei prodotti biologici, tra le famiglie italiane, è passato dal 53% del 2012 al 74% nel 2016” ha spiegato Denis Pantini, responsabile agricoltura e industria alimentare Nomisma S.p.A., in occasione del convegno su alimentazione e sicurezza alimentare, organizzato da Granarolo a Bologna l’8 novembre 2016.
Bio fa rima con export
Il mercato europeo sembra, inoltre, destinato ad arrivare sempre più in Oriente: un’occasione per il Made in Italy, che potrà affermare la qualità e l’originalità che lo contraddistinguono a livello planetario. Elemento cardine: “l’occidentalizzazione” delle diete, che risulteranno maggiormente improntate su produzioni a più alto valore aggiunto.
Il gruppo Granarolo non vuole perdere questo treno e punta – parole del presidente Gianpiero Calzolari – al traguardo dei 50 miliardi di fatturato export entro il 2020. Obiettivo raggiungibile anche facendo network con altre aziende italiane, non strettamente food, come il biomedicale o il packaging. Per dare nuova linfa vitale ai tanti bisogni delle aziende sarà creato a Bologna l’Agrifood Business Innovation Center, un acceleratore che oltre a formazione, ricerca e contributi economici, metterà sul piatto bisogni reali in seno alle aziende, impianti pilota e disponibilità all’affiancamento in fase di start up.
Un business biologico 4.0
“Si va verso una crescita prevista del 55% del volume di merce scambiata a livello globale da qui al 2050, sarà necessario rivoluzionare gli attuali sistemi di movimentazione, stoccaggio e traporto degli alimenti, sotto la spinta di un’industria 4.0”, ha ricordato Riccardo Manzini, direttore food supply chain center dell’Università di Bologna. Trovare le soluzioni migliori per “far viaggiare” i prodotti, mantenendo le condizioni adatte alla loro conservazione, è un tema fondamentale per il cibo, riguarda la qualità, il gusto e soprattutto la sicurezza di ciò che ingeriamo.
Mangiare biologico, purché costi poco
Una sfida che si riflette anche sulle grandi compagnie di gestione. Antonella Pasquariello, presidente di Camst, ha evidenziato come nella ristorazione scolastica ci sia una richiesta di prodotti a Km 0, di menu vegani, vegetariani e a molteplici personalizzazioni delle proposte, dettate da ragioni religiose e mediche. A fronte di questi cambiamenti, resta invariato il costo medio di un pasto che oggi, come 4 anni fa, si attesta intorno ai 4,60 euro.
Alla luce di queste considerazioni la domanda che forse dovremmo porci, se davvero vogliamo essere attenti alla salute, è: quanto di quei 230 miliadi investiamo davvero nella qualità della materia prima, quanto in tutto quello che sta intorno al cibo?
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