
È stata presentata a Bra, in concomitanza con la chiusura di Cheese, la guida Osterie d’Italia 2016 di Slow Food Editore. Una scelta non casuale, a poco distanza dall’Università Gastronomica di Pollenzo e dal quartier generale di Carlo Petrini, che vuole ribadire il legame di questo sussidiario del “mangiarbere” all’italiana con la terra e la tradizione della cultura gastronomica della Penisola. La guida raccoglie quest’anno 1707 insegne selezionate dalla rete di collaboratori Slow Food per l’autenticità della proposta, la qualità dell’accoglienza, il prezzo che cerca di accontentare tutte le tasche (la spesa media si aggira sui 36 euro); 250 sono le Chiocciole assegnate, riconoscimento per le migliori osterie d’Italia, quelle capaci di raccontare una storia che somma alla tradizione familiare il rapporto prolifico con l’identità locale, e se ne fa custode.
Così facendo, i curatori della guida (Marco Bolasco e Eugenio Signoroni) tracciano le coordinate per un percorso che si snoda da Nord a Sud della Penisola alla ricerca delle tavole tradizionali che tali si possono definire, distinguendole dall’evoluzione (spesso deleteria) del genere, che ha restituito un proliferare di ristoranti senza identità definita. E invece la cucina delle Osterie di Slow Food è buona, tradizionale e racconta il contesto che la ispira, l’ospitalità è informale, attenta e calda (quest’anno il simbolo di una chiave indica le strutture che offrono il pernottamento), il prezzo commisurato alla proposta. Disponibile anche in versione digitale, la guida sarà in libreria dal 23 settembre 2015.
Qui tutte le Chiocciole assegnate dall’edizione 2016
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