
di Richard C. Morais (Trad. Francesca Novajra), Ed. Neri Pozza
Il piccolo chef indiano è Hassan Haji ed è lui a raccontarci la sua storia, ossia come da piccolo sia riuscito a diventare grande, in tutti i sensi. Si parte dall’infanzia indiana trascorsa nel ristorante del nonno, a sentire profumi e osservare la nonna cucinare. Con la tragica morte della madre, Hassan e la sua numerosa famiglia si trasferiscono a Londra ma poi, non riuscendo a inserirsi come vorrebbero, vanno in Francia, terra in cui Hassan capirà di avere talento in cucina e riuscirà, nel tempo, a farsi valere.
Il romanzo si legge come una favola: laddove ci sono problemi, questi si dissolvono magicamente, c’è sempre un deus ex machina pronto a intervenire e alla fine tutto fila liscio come l’olio.
L’aspetto negativo del libro è dato dal fatto che chi l’ha scritto aveva sicuramente una gran passione per la cucina ma probabilmente non ha mai faticato nelle cucine di un ristorante. Come lo stesso autore sottolinea nei ringraziamenti, per scrivere il romanzo si è avvalso di numerosi testi culinari: il libro risulta così ricco di informazioni ma poco “vissuto”.
Qua e là troverete diversi riferimenti alla realtà (l’insegna del ristorante di Hassan rappresenta un cane: vi ricorda qualcosa?) ma tutti un po’ appiccicati tra loro. Da apprezzare le innumerevoli descrizioni di cibo, mercati, preparazioni di ricette.
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