
Le carote, fino al Seicento, erano viola; il nome della melanzana viene da mala insana, cioè “frutto nocivo”; tra Medioevo e Rinascimento le cene e i pranzi dei nobili iniziavano dal dolce e si ricopriva di zucchero anche la pasta; la frutta la si mangiava con parsimonia perché considerata dannosa per la salute in quanto frigida e la si stemperava con del vino forte; la digestione era considerata come processo di cottura dei cibi. Lo sapevate?
La storia dei prodotti e delle pietanze, parte integrante della nostra cultura, è piena di episodi che, almeno per noi oggi, rasentano l’impensabile. Massimo Montanari (docente di Storia medievale e Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, oltre che direttore del Master in Storia e cultura dell’alimentazione) prende per mano il lettore per guidarlo nella selva delle tradizioni, degli aneddoti e degli usi che hanno caratterizzato le abitudini culinarie e il rapporto con i cibi degli uomini lungo i secoli. Un percorso storico, ma anche antropologico, in cui si incontrano Aristotele, San Francesco e Pellegrino Artusi, che Montanari rende agevole grazie a una scrittura semplice, scorrevole e intrisa di buon umore.
Il riposo della polpetta è sicuramente uno dei libri che ogni amante della tavola deve avere (e bene in vista) nella propria libreria, non fosse altro che per ricordare che dietro ogni piatto, dietro ogni sapore c’è un diverso “retrogusto storico”, che vale la pena conoscere e gustare.
Massimo Montanari, Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo, Bari, GLF Editori Laterza, 2010.
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