di Helena Janeczek (Edizioni Mondadori)
Una sorta di autobiografia in cui i ricordi si legano al cibo. L’Autrice, tedesca di origine polacca, ha passato le sue vacanze estive in Italia, trasferendosi a Milano nel 1983 e racconta alcuni momenti della sua vita particolarmente legati a ciò che mangiava (la colazione in Germania con il padre, i primi piatti scoperti in Italia da bambina, la Milano anni ’80 e così via); il racconto è intervallato dagli incontri con Daniela, estetista veneta ossessionata dal cibo, e dalle confidenze che le due donne si fanno circa le diete, i chili persi e le abbuffate compulsive. L’ultimo capitolo si intitola “Bloody cow” ed è una riflessione sulla questione della mucca pazza (il libro è del 2002) e su ciò che comportano l’allevamento e il consumo di carne oggi. La scrittura è nervosa, il cibo diventa protagonista ma raramente l’atmosfera che si racconta è piacevole o gioiosa: c’è sempre una cupezza di fondo e la sensazione di avere in mano gli appunti di un analista riguardo ad una paziente.
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