Marmellata, confettura, composta: 3 nomi che spesso usiamo indifferentemente, ma che indicano tre prodotti ben distinti tra loro. Le caratteristiche che devono possedere sono stabilite per legge dal D.L. 50/2004. Ecco allora una piccola guida per comprenderne le differenze e imparare a dare a ogni conserva il giusto nome.
Marmellata
Partiamo dalla marmellata, forse il termine più abusato di tutti. A differenza di quanto si possa pensare, la marmellata è esclusivamente quella fatta a partire dagli agrumi. Per prepararla si possono utilizzare il succo, la polpa, la purea e pure la scorza dell’agrume che, grazie al suo alto contenuto di acidi e pectina, non richiede l’aggiunta di altri addensanti. Non particolarmente utilizzata in Italia, la marmalade è molto amata nel Regno Unito, dove è diffusissima la marmellata di arance amare.
Confettura
Quella che più di tutte viene consumata in Italia è la confettura. Si prepara con polpa e/o purea di frutta (di una o più varietà), unita a zucchero e acqua. Dalle classiche albicocca e pesca ai frutti di bosco, passando per pomodori e peperoni, la confettura si può preparare con praticamente tutti i tipi di frutta. All’interno delle confetture esiste un’ulteriore differenziazione tra semplice confettura e confettura extra e la discriminante principale è la quantità di frutta utilizzata per un chilo di prodotto: nella prima la frutta minima deve essere 350g, mentre nella seconda almeno 450g. Per la confettura extra, inoltre, si utilizza solo polpa non concentrata.
Composta
Più densa e senza pezzi di frutta è la composta: prodotta in genere con frutti ricchi di polpa come le mele, la composta è ottima sia per essere spalmata, ma anche buonissima da mangiare a cucchiaiate. Data la maggior quantità di frutta che richiede, la composta contiene meno zuccheri aggiunti ed è adatta anche per i più piccoli. Spesso in commercio si trovano anche composte aromatizzate con cannella, vaniglia o zenzero.
Un discorso a parte va fatto per castagne e marroni, da cui si ottiene una crema, date le particolari caratteristiche di questo frutto. Per fare la crema infatti si parte da una purea ottenuta da marroni lessati e frullati a cui si aggiunge lo zucchero e, a volte, anche rhum o cacao. Esistono infine anche le gelatine, prodotte a partire da succo di frutta e/o estratto acquoso di una o più specie di frutta.
Un po’ di storia…
La parola marmellata viene dal termine portoghese marmelada, a sua volta derivante da marmelo, ossia mela cotogna, di cui veniva fatta una composta spalmabile. È del 1982 la prima Direttiva Europea che stabilisce la distinzione tra le varie tipologie di conserve dolci così come la conosciamo oggi.
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