La rivoluzione del coraggio quasi sempre si declina al femminile, come dimostra la storia della grappa Nonino. Distillatori dal 1897, di tutte e cinque le generazioni, quella rappresentata da Giannola e Benito ha segnato il punto di svolta decisivo per tutta la famiglia. Cristina, Antonella ed Elisabetta sono oggi le eredi di una antica tradizione che affonda le sue radici letteralmente nella cosa più nobile e duratura che ci sia: la terra. Una grappa famosa in tutto il mondo, con numerosi estimatori d’eccellenza, un premio letterario istituito nel 1975 che a giudicare dagli eventi sembra aver anticipato l’Accademia Svedese per ben quattro volte. L’ultimo premio Nobel Mo Yen, ha detto di loro: “Nel mio romanzo Il Sorgo rosso ho già raccontato di come mia nonna producesse il distillato di sorgo, e di come, terminata la produzione, quelle persone si mettessero a cantare a squarciagola una filastrocca che faceva più o meno così: se berrai il nostro distillato non ti verrà la tosse, se berrai il nostro distillato ti sentirai forte, se berrai il nostro distillato non avrai paura di niente. Se berrai il nostro distillato non ti inginocchierai neanche davanti all’imperatore… Anche quello era un distillato prodotto dalle donne per gli uomini”. Ne parliamo con Cristina Nonino.
Come tutto ha inizio?
La nostra storia nasce a fine ‘800, infatti quest’anno celebriamo i 115 anni di distillazione nella famiglia Nonino. Nasce perché il mio trisnonno Orazio, che era un contadino che insieme ad altri contadini lavorava la terra di un grande latifondista, aveva un unico grande privilegio rispetto ad altri suoi colleghi, quello di disporre di un piccolo alambicco su ruote proprie, con cui distillava le vinacce proprie e altrui, facendosi pagare col prodotto ottenuto. Non dobbiamo dimenticare che in passato i grandi proprietari terrieri avocavano a sé tutto il frutto del lavoro nei campi, l’unico frutto del lavoro che non veniva preteso dai proprietari terrieri era la vinaccia, perché veniva considerato prodotto di scarto. Ed è così che nasce la grappa, strettamente legata al mondo contadino. È l’unico frutto, l’unica fatica, di cui loro fossero totalmente proprietari. C’è un passo meraviglioso di Davide Maria Turoldo, in un bellissimo libro che s’intitola Mia infanzia d’oro, in cui ricordava la grappa nella sua infanzia :”era l’acqua di fuoco che ti bruciava la fame e che ti aiutava anche ad affrontare le fatiche del giorno”. Questa era la grappa del passato, una grappa che si otteneva mescolando le vinacce tutte assieme.
I miei genitori, innamorati perdutamente del loro lavoro, spinti dalla voglia di nobilitare questo prodotto raffinandolo, avviarono una serie di sperimentazioni che portarono il 1 dicembre 1973 alla nascita del monovitigno Nonino. L’idea di Giannola e Benito all’inizio venne considerata una follia per il mercato, tant’è che la prima produzione venne interamente regalata.
Qual è il metodo e quali le caratteristiche della vostra produzione?
Le distillerie Nonino imbottigliano esclusivamente Grappa ed Acquaviti distillate con metodo artigianale, nei propri alambicchi discontinui a vapore. Tradizione ed innovazione sono alla base del nostro sistema di produzione che può contare sull’utilizzo di 5 distillerie artigianali, una per ogni componente della Famiglia, composte ciascuna da 12 alambicchi. Lavorando nel periodo della vendemmia giorno e notte, sabato e domenica compresa, distilliamo le vinacce freschissime, fragranti, appena svinate, fermentate sottovuoto in purezza, grazie al sistema messo a punto da mio padre Benito. Portiamo così nel distillato i profumi ed i sapori del vitigno d’origine, ottenendo una qualità eccelsa.
Nel solco della tradizione, distillate solo in Friuli o ci sono altri centri di produzione Nonino?
Devo confessare che abbiamo ricevuto diverse proposte per realizzare una distilleria in Austria, in California, in Nuova Zelanda, dove ci avrebbero addirittura regalato il terreno, allettandoci con vantaggi fiscali e minor burocrazia, ma abbiamo sempre gentilmente declinato l’offerta. Noi siamo innamorati del nostro Paese, il Friuli è la nostra terra, è il posto dove affondano le nostre radici. Tuttavia l’arrivo delle nuove generazioni – abbiamo 8 nipoti – potrebbe offrire nuove opportunità, sempre però animate dal nostro credo: perseguire la massima qualità con il massimo rigore per soddisfare l’estimatore più esigente!
Come nasce il premio letterario Nonino?
La cosa pazzesca è che anche questo nasce non per un calcolo ma per passione. Nel 1973 i miei genitori, dopo aver realizzato la grappa di monovitigno Picolit, si rendono conto della straordinarietà di questa sperimentazione e decidono di proseguire sempre scegliendo vitigni autoctoni friulani. Realizzano che questi vitigni sono la migliore espressione della nostra viticoltura, ma che erano diventati fuorilegge dopo un censimento della CEE, che li aveva dimenticati e quindi non censiti, a causa della loro ridotta produzione. Da qui nasce l’idea di un premio Nonino tecnico, che pone l’attenzione su quest’aspetto della viticoltura, premiando tutti i produttori che contro la legge avessero avuto il coraggio di impiantare questi vitigni. Dopo soli tre anni, molti di questi vitigni tornarono ad essere riconosciuti e addirittura raccomandati. Il premio si trasforma così in poco tempo dapprima in premio giornalistico e poi in letterario. Un premio che è non solo istituito, ma finanziato e organizzato esclusivamente dalla mia famiglia. Quindi non ci sono interferenze di alcun genere, in più ha lo straordinario privilegio di una giuria internazionale meravigliosa, presieduta da Vidiadhur Surajprasad Naipur, premio Nobel 2001.
Se non avessi avuto questa grande tradizione alle spalle, con una figura materna così forte, come sarebbe stato fare l’imprenditrice nel tuo ambito lavorativo?
Indubbiamente l’esempio è stato determinante. L’impegno per noi è stata una naturale conseguenza. Ma credo che oggi come oggi, per una donna sia diventata un’esigenza riuscire ad esprimersi anche nel mondo del lavoro. Il passaggio dalla condizione rurale a quella industriale per certi aspetti ha molto aiutato, perché prima, quando si lavorava nell’ambito rurale, le donne lavoravano duramente, ma senza riconoscimenti in termini economici, poiché la figura femminile rimaneva relegata all’interno della famiglia. E la cosa più importante è che quando tu hai la consapevolezza di poter contribuire anche in termini economici all’andamento della tua famiglia, questo ti dà quella forza di rivendicare anche un certo peso sia nell’autodeterminazione verso te stessa che nella partecipazione alle scelte della famiglia.
Un secolo dopo, nel 1997, voi sorelle Nonino avviate una nuova società.
Ciascuna di noi ha ricevuto in dote tanti alambicchi, addirittura 12 alambicchi ciascuna, e tante barrique con delle grappe invecchiate. Pensa che abbiamo una cantina con più di 1750 barrique di legni diversi, questa è la nostra dote. E la nostra distilleria, nella quale siamo riuscite a riunire tutti questi alambicchi, è stata realizzata sul terreno dove il nostro trisnonno Orazio iniziò l’arte della distillazione. Pensa all’orgoglio che potrebbe provare nel vedere quello che siamo riuscite a fare. Abbiamo già realizzato un progetto per noi importante, che è il distillato di puro miele, che abbiamo voluto chiamare Gioiello. Il miele è un fortissimo antisettico, la grande difficoltà è stata quella di riuscire a fermentarlo, quindi di trasformare gli zuccheri in alcol e l’abbiamo realizzato sotto la guida indispensabile di nostro padre. Ad oggi siamo gli unici a distillare il miele in purezza. Il nostro prossimo progetto sarà quello di realizzare un centro studi della Grappa Nonino, in cui implementare tutte le conoscenze sulla distillazione e attraverso il quale far conoscere la grappa d’eccellenza.
Un ricordo d’infanzia che ti lega al tuo lavoro?
Sicuramente il profumo, io sono una patita dei profumi, e la cosa meravigliosa è che quando inizia la prima distillazione ogni volta è un momento magico, perché io ho sempre la netta sensazione di una rituale che si perpetua da secoli e di cui ho la fortuna di fare parte. Da piccola ho sempre visto la distilleria come un luogo alchemico dove in qualche modo si realizzava qualcosa di magico.
Se dovessi esprimere con una citazione o un autore ciò che il tuo lavoro è per te, chi sceglieresti?
Leonardo Sciascia nel ritirare il premio Nonino nel 1983 disse una cosa fondamentale per noi: “Attenzione, la civiltà industriale presto dimostrerà i propri limiti. L’unica civiltà universale è la civiltà contadina. Il giorno stesso in cui morirà la civiltà contadina morirà l’uomo”.
[Crediti immagine: www.vinoalvino.org]
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