
Qualche settimana fa è stato presentato il film Barolo Boys, storia di una rivoluzione. Quella che sembrava essere una lettura di un periodo storico, con i suoi protagonisti e le sue diatribe, si è rapidamente trasformata in un tuffo nel passato, con il ritorno all’opposizione tra tradizionalisti e modernisti, tra botte grande e barrique, che sembrava una polemica superata e riposta nel cassetto da ormai tanti anni.
Ci sono stati attacchi di tutti i generi, e critiche anche all’oggetto del film: per alcuni era una storia priva d’interesse, che non andava nemmeno raccontata, anche se sui vari siti e blog i commenti sono stati talmente tanti che è davvero difficile sostenerlo.
In effetti però moltissimi sono quelli che hanno polemizzato con i protagonisti, i loro vini e la loro storia, ma pochissimi hanno parlato del “film”. Ho deciso allora di ragionare solo del film. Per parlare in senso strettamente tecnico: Mi è piaciuto.
Mi è piaciuto il tono, il ritmo, la vena malinconica che certe immagini delle vigne – a volte a rischio cartolina, ma insomma, difficile sfuggire alla tentazione – e soprattutto il filo rosso tessuto dalla banda musicale hanno fatto planare su tutto il film.
Mi è piaciuto il racconto, e come gli autori abbiano saputo caratterizzare i tre-quattro principali narratori – da Elio Altare a Chiara Boschis, da Marco De Grazia a Giorgio Rivetti – con le loro stesse parole (dall’ “eroe rivoluzionario” all’entusiasta, dal teorico all’ “homo economicus” e così via).
Mi è piaciuta la voglia di narrare una storia che, volenti o nolenti, ha infiammato il dibattito del mondo del vino e modificato il percorso del Barolo e non solo.
In conclusione, un film da vedere per tutti gli appassionati e un tassello da non mancare per chi vuole conoscere la storia di questo vino e dei suoi protagonisti.
Barolo boys, storia di una rivoluzione, di Paolo Casalis e Tiziano Gaia – il Trailer:
http://www.baroloboysthemovie.com/
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