
Se la chiamassero Estate renderebbe in pieno l’idea: il Birrificio Montegioco si trova nel tortonese, in provincia di Alessandria, e produce questa birra doppio malto con il 20% di polpa di pesche di Volpedo.
Il risultato? Il profumo vi avvolge dal momento in cui la stappate. Mettetela nel bicchiere, chiudete gli occhi e vi arriverà una zaffata gusto pesca. E in bocca il risultato è lo stesso. Il colore è un arancione carico, ricorda la marmellata (non ripeto “di pesca” perché rischio di diventare pleonastica).
La polpa di frutta rende la birra piacevolmente acidina, sorprendentemente fresca e beverina nonostante i suoi 7 gradi alcolici. Da provare ADESSO.
Birra Doppio malto????????
Cara visto che fai le recensioni di birra almemo informati e leggiti un libro serio.
La birra doppio malto! La birra doppio malto non esiste! E’ una invenzione del legislatore italiano che – per motivi di tassazione alla produzione – ha suddiviso le birre in varie categorie (analcolica, light, normale, speciale, doppio malto) in relazione alla quantità di zuccheri contenuti nel mosto di birra. Non c’è una stretta relazione diretta tra tale quantità e la gradazione alcolica, nè ovviamente rispetto allo stile: possiamo avere una “doppio malto” di 4.5 gradi alc. ed una “speciale” di 6. In altri paesi ci sono suddivisioni simili: in Belgio ad esempio, la suddivisione è in Cat. S, I, II, III, ma nessuno si sogna di andare al bar e chiedere “una Cat. III, per favore!”. Quindi per piacere, aboliamo il termine.
Che pessima Caduta di stile.
Come giustamente fai notare Nano, la dicitura “doppio malto” è un’invenzione del legislatore che ha suddiviso le birre in base ai gradi plato, per poi applicarvi le accise fiscali. Nell’ambito della degustazione e\o recensione di una birra è un’informazione, tutto sommato, superflua. Abolire il termine? Magari, io abolirei anche le accise fiscali!
Carissimo Nano: adoro le cadute di stile. E se scrivere “birra doppio malto” in una recensione lo è, mamma mia, quanto son contenta! tra l’altro: ci conosciamo? Perchè se mi chiami “cara” metti nome e cognome, và
Cari tutti, sui termini che si possono o non si possono utilizzare potremmo discutere a lungo… d’altra parte parliamo anche di “vini naturali” quando è ovvio che il termine in sé non ha nessun significato (i vini che non sono bio vengono prodotti con qualcosa che non è uva per caso?!) 🙂
Salvatore, sono d’accordo con te: aboliamo anche le accise fiscali!!!