
Trai paesi non tradizionalmente vocati alla produzione brassicola, la birra artigianale ha attecchito prima, e forse meglio, in Italia che altrove grazie ad una cultura enogastronomica che le ha garantito un terreno fertile.
C’è tuttavia una caratteristica intrinseca della birra che stride in maniera evidente con tale cultura e cioè il fatto che essa sia un prodotto sostanzialmente slegato dal territorio.
I malti non apportano significative caratteristiche dal punto di vista aromatico e gustativo. I luppoli, dal canto loro, non sono mai stati prerogativa dell’agricoltura italiana per motivi climatici, ma anche economici di mercato.
A conciliare l’incredibile ricchezza in ambito agricolo con la birra è intervenuto l’estro dei produttori che, sin dagli albori del movimento brassicolo artigianale italiano, hanno impreziosito le loro creazioni con ingredienti originali, insoliti e perfino azzardati ma inequivocabilmente tipici di un territorio.
In principio furono le castagne: molti dei primi microbirrifici (Birra del Borgo, Troll, Turbacci e altri) si sono cimentati nella produzione di birre con questo frutto di cui disponiamo enormi quantità e diverse varietà.
Da lì in poi nelle birre italiane è stato messo davvero di tutto e con risultati strepitosi: dalle pesche di Volpedo usate da Montegioco al Pino Mugo del birrificio Foglie d’Erba; per quanto riguarda i cerali si va dal farro della Garfagnana (Petrognola) al grano arso pugliese (Birranova). Capitolo agrumi: dai limoni IGP utilizzati, ovviamente, dal Birrificio Sorrento ai chinotti di Savona scelti da Scarampola. La Hempathy del Birrificio degli Archi, è addirittura realizzata con la canapa toscana!
Il lieto fine (per ora) è rappresentato dal riconoscimento da parte del BJCP dell’Italian Grape Ale, definite “l’incontro tra la birra e il vino grazie all’ampia disponibilità di differenti varietà di uva in tutto il paese”. Non si tratta di uno stile ufficiale ma qualcosa che si avvicina.
Intervistati sull’argomento i ragazzi di Domus Birrae, distributore leader in Italia, ci aiutano ad orientarci nell’ambito delle birre che hanno un legame con i vari territori italiani ed i loro prodotti tipici.
LoverBeer propone una birra prodotta con ciliegie Griotte, una rivisitazione della sua Saison de l’Ouvrier: la Saison Griotta, fruttata e molto beverina. Le ciliegie sono fondamentali anche nella Scires BRQ 13/14 del Birrificio Italiano, prodotta con imponenti varietà di ciliegie di Vignola, varietà Durone, Ciliegine e Moretta. In particolare questa birra d’annata (2013-2014) è fatta maturare in botti da vino per poi essere “blendata” in proporzione 50/50. Infine è stata passata in bottiglia nel 2015 per una rifermentazione. Una birra acida (resa tale dai lieviti autoctoni di Vignola) e indubbiamente esuberante.
Il legame con il settore vinicolo è evidente anche nella Jadis di Toccalmatto, una double blanche prodotta con luppoli Cascade ed E.K. Goldings, con l’aggiunta di mosto di uva di Fontana, un vitigno presente nella provincia di Ferrara e Ravenna, ma anche nei pressi di Parma, sede dello stesso birrificio.
Il Birrificio Di Cagliari, invece, punta ai frutti della sua terra con la Figu Morisca, ovvero una blanche con l’aggiunta del fico d’India, tipico della Sardegna. Questo frutto le conferisce un aroma fruttato e la birra, al palato, appare rotonda e beverina.
La Rex Grue di Montegioco viene realizzata con l’aggiunta della Salvia Sclarea, tipica della regione Montegioco. Una birra ambrata e limpida con un naso complesso, note fruttate di agrumi e frutta rossa, caramello, spezie e sentori floreali di violetta e rosa. La Rex Grue è una birra lunga e complessa, piena, morbida e di grande corpo.
La Low Gravity di Brewfist, invece, è una Saison realizzata con il 30% di grano monococco coltivato nelle vicinanze del birrificio dell’azienda agricola biologica Podere Ponticelli. I luppoli sono oceanici ed è a bassa gradazione ed estremamente secca.
Birra del Borgo realizza la Genziana, una birra territoriale a tutti gli effetti in quanto l’ingrediente principe è costituito dalle radici di genziana provenienti dalla cooperativa Micillo di Consigliano. Esse vengono utilizzate in un’infusione della durata di due minuti durante le ultime fasi di bollitura. La Genziana di Borgo è pepata e ha sentori di sottobosco e floreali. Il primo impatto è mieloso, seguito da sentori di radici, pepe e frutta a polpa gialla. Il retrogusto è delicato ma persistente.
Tornando alle castagne Birrificio Rurale propone la sua Oasi, una birra delicata e particolare a base di miele di castagno, il cui gusto dolce viene sapientemente bilanciato dai sentori erbacei del luppolo. Ogni ingrediente è rigorosamente proveniente da agricoltura bio.
Non c’è dubbio, una lista estremamente interessante e siamo certi destinata ad arricchirsi: di eccellenze italiane da riscoprire e utilizzare nella produzione di birra ce ne sono ancora tante e la fantasia e la voglia di sperimentare ai nostri birrai non manca!
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