Per molti prodotti enogastronomici il tempo è considerato un valore. La stagionatura, l’invecchiamento, l’affinamento arricchiscono formaggi, vini e distillati di sapori e del piacere dell’attesa.
Per la birra invece il tempo non è considerato un valore, ma più spesso una sfida. Ci sono birre che ci mettono un po’ per maturare, ma da sempre questa è una prerogativa di quelle a fermentazione spontanea o “barricate”. Poi ci sono quelle che col tempo si modificano, acquistando caratteristiche diverse. E la sfida è proprio questa, aspettare a bere una bottiglia, conservandola bene, e vedere come è cambiata scommettendo sulla sua tenuta. L’alcol sicuramente aiuta a mantenere il prodotto stabile, ma non sempre, per quanto alcolica, una birra dopo dieci anni può essere considerata buona (e non solo una chicca per birrofili curiosi), e quando questo accade è davvero una bella sorpresa.
È successo l’altra sera con una doppia magnum (!) di Nöel Baladin del 2000. L’attesa è stata premiata: ancora in piena forma, gli anni ne hanno accentuato la dolcezza insieme ai sentori di torrefazione, dal caffè al cioccolato, pur mantenendo gli aromi originali di frutta secca e liquirizia, per una birra che risulta complessa e affascinante, senza per questo aver perso la sua grande bevibilità.
Insomma, se vi capita di avere fra le mani una Nöel cercatene subito un’altra: su una avventatevici immediatamente come è giusto che sia, l’altra invece potrebbe servirvi per fare bella figura con i vostri amici a una cena nel 2021!
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