
La produzione di birra a bassa fermentazione era un bel problema nella calda California del XIX secolo. All’epoca non c’erano mezzi di refrigerazione e questo rendeva impossibile raggiungere le temperature utili ai lieviti per la produzione di una lager.
A San Francisco non si scoraggiarono. Grazie a metodi di produzione originali e all’adozione di un particolare ceppo di lieviti a bassa fermentazione, che si comportava bene anche a temperature inusuali, nacque la Steam Beer.
“Steam”: vapore. Spesso le motivazioni che si celano dietro l’origine di un soprannome cadono nell’oblio, proprio come in questo caso. Tuttavia, quelli della Anchor, i primi a produrre questo tipo di birra, intuirono che il nomignolo dalle origini incerte poteva diventare un marchio. Lo depositarono costringendo, di fatto, la concorrenza a utilizzare una dicitura meno affascinante: “California Common Beer”.
La Steam, si presenta ambrata, opaca poiché non filtrata, e con una schiuma bianca e persistente. Al naso si sentono il malto, il caramello e sebbene ricordi le normali lager c’è senza dubbio qualche nota che la rende un po’ più complessa. Assaggiandola si confermano i sentori espressi a livello olfattivo, con l’aggiunta di un buon retrogusto amaro dato dal luppolo.
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