
Indirizzo: | via Albimonte, 12 - 00176 Roma |
Telefono: | 329 7248911 |
Giorno chiusura: | lunedì e martedì |
Fascia di prezzo: | 20-30 euro |
Carte di credito: | nessuna |
Andateci per: | shoyu butter ramen e buta no kakuni |
Premessa. Questo è un giudizio del tutto personale, che in parte esula anche dalla critica gastronomica, perché molto influenzato dal contesto, ma trovo utile condividerlo per far comprendere ai lettori di che posto si tratti. Può piacere o meno. A me non è piaciuto.
Siamo alle spalle di una palestra dedicata alle arti marziali e allo yoga, in una piccola traversa di via Prenestina, ai margini del tanto decantato (io ancora mi chiedo perché) Pigneto.
Si tratta di un’associazione culturale, per cui è necessario verificare orari e giorni di apertura, prenotare, fare la tessera. I fondatori sono una coppia italo-giapponese che si impegna nella promozione della cultura nipponica.
Suoniamo alla porta, ci aprono, percorriamo un corridoio che dà accesso alle sale della palestra e arriviamo in una saletta dai toni azzurri. Ormai lo dovrebbero sapere anche i muri che le nuance del blu non sono l’ideale per la ristorazione, perché inibiscono l’appetito, ma il nostro non sarebbe inibito nemmeno da una tovaglia cobalto, quindi ordiniamo senza indugi. Siamo solo un po’ indecisi perché vorremmo assaggiare più cose possibili.
Alla fine optiamo per: gyoza classici (ravioli di maiale e verza); nasu dengaku (melanzana a dadini con crema dolce a base di miso, cipollina fresca, sesamo e crema coreana al peperoncino); nasu agehitashi (melanzana marinata in salsa di soia e zenzero fresco, servita con katsuobushi); buta no kakuni (fette di pancetta fresca cotta in salsa dolce, con accompagnamento di senape giapponese). A seguire: basic ramen (ramen – ovvero sorta di spaghetti alla chitarra in brodo – con zuppa a base di pollo e maiale) e shoyu butter ramen (ramen con zuppa a base di soia, burro e sesamo). E ancora: okonomiyaki (crêpe di carne, verza e mais saltata in padella con pancetta abbrustolita e servita con salsa dolce, maionese, alghe aonori e katsuobushi).
Gyoza non indimenticabili, ne ho assaggiati di migliori. Fra le due versioni di melanzane ho apprezzato di più il nasu dengaku. Il buta no kakuni l’abbiamo assaggiato due volte, all’inizio e alla fine della cena. Per me era gradevole, una mia amica e collega che aveva maggiori termini di paragone l’ha trovato buono, ma non il migliore assaggiato. Alla fine i ramen – nonostante la nostra idea di provarli ad agosto non fosse delle più brillanti (con l’aggravante che il locale ha l’aria condizionata ma era spenta, per cui ci siamo letteralmente sciolti) – sono stati l’assaggio migliore, in particolare la versione speciale (shoyu butter ramen).
Abbiamo bevuto birra, tè e sake. Note dolenti dal servizio, senza dubbio gentile, ma davvero privo di ogni tipo di verve, per non dire vitalità. Il tè arriva praticamente a metà cena, altre richieste vengono esaudite dopo attese interminabili. Alla richiesta di un consiglio sul sake ci è stato risposto: io vi consiglio il migliore, fatto con un riso particolare e un’acqua particolare… La risposta ci ha lasciati alquanto perplessi.
A questo punto vi chiederete: ma perché ci sei andata se non ti piace il Pigneto e se non ti piace l’idea di un ristorante nel retro di una palestra?
La risposta è: perché ne avevo sentito parlare – più o meno bene – da tante persone, perché ho sempre voglia di provare nuovi locali, perché pensavo di trovare un posto autenticamente giapponese (e invece ho trovato un posto autenticamente romano del Pigneto).
Visto che sono delusa ma non sadica, ho deciso di non assegnare alcuna valutazione per il momento. Penso che riproverò in una stagione più adeguata all’assaggio dei ramen. E in ogni caso attendo con gioia qualcuno che smentisca la mia deludente esperienza.
P.S. Attenzione: si paga solo in contanti.
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