In giro sulla rete mi capita spesso di vedere commenti a vini introvabili-irraggiungibili, e altrettanto spesso li ho trovati a metà strada tra l’esibizionistico (guardate cosa bevo!!!!) e il poco interessante (vini talmente rari e/o talmente costosi che non li berrò mai, quindi perché perdere tempo a leggerne). Questa volta però ho deciso di fare un’eccezione, perché l’occasione è stata così piacevole, e i vini così buoni che non ho resistito. E allora, “une fois n’est pas coutume”, ecco la descrizione di alcuni dei vini assaggiati in un paio di serate alla Rimessa Roscioli a Roma, una serie di grandi Borgogna attraverso due decenni, dal 1991 al 2010. Chi frequenta queste pagine sa che la valutazione più alta, la stella, la si vede piuttosto raramente. Questa volta vedrete una pioggia di stelle, ma non potevo proprio fare altrimenti.
Due decenni di grandi vini di Borgogna
Chablis Les Clos 2008 Gérard Duplessis
Lilian Duplessis pensa che i suoi Chablis vadano attesi, tanto che esce spesso un anno (o più) dopo gli altri produttori. Il suo Les Clos rispecchia in pieno il prestigio di questo Grand Cru, considerato da molti il più grande Grand Cru di Chablis, sia per superficie che per qualità. Ricco, grasso, pieno e minerale insieme, particolarmente gessoso, è ancora giovanissimo e lunghissimo.
Chablis 1er cru Le Forest 2002 Domaine René et Vincent Dauvissat
Uno dei due totem dello Chablisien in un 1er cru di valore assoluto e in un’annata mitica. Austero e di grande tenuta, appena versato sembra ancora leggermente ingessato e poco equilibrato, poco gourmand, ma col passare della serata cresce nel bicchiere: è sempre in tensione e di grande grinta ma diventa più complesso, con note affumicate, e perde in rigidità.
Meursault 1er cru Clos de Perrières 2010 Domaine Albert Grivault
Grivault è uno dei domaine più interessanti di Meursault, grazie ai suoi vigneti ne Les Perrières, di cui il Clos, monopole dell’azienda, è il cuore. Un vino dall’equilibrio straordinario, sapido, con note di erbe aromatiche, menta e agrumi, setoso e lunghissimo, avvolgente, tutto in finezza ed eleganza.
Meursault-Charmes 1er cru 2007 Domaine des Comtes Lafon
Lo Charmes è davvero come il suo nome: affascinante e “facile” nella sua opulenza e immediatezza. Lo conferma questo 2007 di Dominique Lafon, proveniente da alcune delle migliori parcelle di questo cru, ricco, dai toni esotici, pieno, con un filo di legno di troppo ma davvero buono, lungo e denso.
Chassagne-Montrachet Rouge 1er cru Clos Saint-Jean 2010 Domaine Paul Pillot
Oggi è il giovane Thierry a gestire il domaine di famiglia con una sorprendente capacità interpretativa. Al naso equilibrato ed elegante, con note di spezie, grafite e frutti neri, fa seguito un palato avvolgente, altrettanto elegante, fine e fresco, un affascinante “bianco in rosso”. Dedicato a chi pensa che a Chassagne di qualità ci siano solo i bianchi
Clos Vougeot Vieilles Vignes 1997 Château de La Tour
La più importante azienda del Clos (quasi 5,5 ettari) ha realizzato in un’annata difficile come la ’97 un vino straordinario. Questo Vecchie Vigne, che nasce da 1 ettaro piantato nel 1910, si esprime con un naso di enorme complessità: china, menta, frutti rossi di bosco, che col passare dei minuti diventa sempre più balsamico. Il palato è esplosivo e allo stesso tempo con tannini setosi, affumicato, coerente e con una tonicità straordinarie. Un ‘97 atipico, grintoso e teso, di grande lunghezza aromatica e soprattutto di grandissimo fascino. Forse il miglior vino delle due serate.
Clos de la Roche 1999 Pierre Amiot
Grinta e dolcezza, sapidità ed eleganza, proprio come dev’essere il Clos de la Roche. Tanta materia, toni agrumati e di grafite, tantissima frutta al centrobocca, croccante e succosa, e un finale in piena spinta e aromaticamente lunghissimo. Un vino che sa essere al tempo stesso goloso e di grande complessità.
Vosne-Romanée 1er cru Les Brulées 1999 Domaine René Engel
La potente eleganza del cru e l’impatto della grande annata sono registrati dalla maestria in cantina di Engel: balsamico, speziato, elegante e fresco, questo Les Brulées ’99 è grintoso e con un lungo finale di frutti di bosco rossi.
Chambertin Clos de Bèze 1998 Domaine Bruno Clair
Nonostante l’annata non sia da considerare delle migliori non ci ha stupito la qualità altissima di questo Chambertin Clos de Bèze. In un vino di precisione estrema emerge una vena balsamica e mentolata quasi sbarazzina. Lungo e fine, ancora in piena spinta, è dinamico, grintoso, forte e delicato, con un finale di spezie ed erbe aromatiche. Anche in un contesto così alto Bruno Clair si conferma tra le maison che preferisco.
Bonnes-Mares 2001 Domaine Georges Roumier
Tosto, intenso e austero, con spiccate note di frutti neri e china, compatto, ancora molto giovane, da attendere. Il finale è in piena tensione, lungo, austero ai limiti della severità, più da attendere, nonostante i 17 anni, che da bere ora, ma che vino!!!
Volnay Rouge 1er cru 2000 Domaine Coche-Dury
Ineffabile, ecco il termine che viene alla mente bevendolo. Delicato e teso insieme, di tessitura finissima, da vedere in filigrana, ha frutto fresco, croccante, è elegante, vaporoso ed etereo, un gioco di ci sono – non ci sono con una lunghezza strepitosa. Ed è un “semplice” 1er cru di Volnay (le poche vigne dell’azienda, 0,39 ettari, sono in Taillepieds e in Clos de Chêne…): Splendido.
Nuits-Saint-Georges 1er cru Clos de l’Arlot 1999 Domaine de l’Arlot
Monopole del domaine, questo Clos de l’Arlot si presenta con un naso di sottobosco, balsamico, quasi selvatico, e poi tanto frutto, facile e goloso, lungo e di grande piacevolezza, tutto da bere.
Vosne-Romanée 1er cru Les Suchots 2010 Confuron-Cotétidot
Nello stile moderno che lo contraddistingue (più in senso stilistico che di tecnica di vinificazione, visto che qui non si diraspa e si lavora con la fermentazione spontanea…), Confuron-Cotétidot realizza un Suchots all’altezza delle migliori etichette di questo “super” premier cru. Tanta spinta e grinta, frutti di bosco rossi, grafite, acidità, ma anche tannini dolci e fini, con una trama elegante, lunghissimo. Insomma un vino di grande carattere, da attendere ma già di estrema piacevolezza.
Chambertin Clos de Bèze 1999 Domaine Bart
Avvolgente, complesso, potente ed elegante insieme, sorprendente per lo stile del produttore, che nei miei ricordi è spesso segnato da note legnose molto marcate. Il palato è splendido, lungo nelle sue note di frutti di bosco, con tannini dolci. Che dire: buonissimo.
Clos de Tart 1999 Mommesin
Da sempre monopole, il Clos de Tart ha visto solo quattro proprietari. Proprietà della Mommesin dal 1932, nel 2017 è stato ceduto alla famiglia Pinault. Questo ’99 lo abbiamo aperto davvero al momento giusto, in un periodo di piena espressività. Denso e cremoso, ma senza nessuna pesantezza, anzi brillante, con note di liquirizia e grafite, ha un finale interminabile che lo nobilita.
Clos de la Roche 2001 Domaine Dujac
Bella conferma dello stile Dujac: moderno nella sua ricchezza di frutto, tradizionale nella realizzazione. Lungo, grintoso, di grande intensità e freschezza, è ancora in piena spinta dopo 17 anni e fa dell’eleganza il suo tratto distintivo. Un classico, splendido, Clos de la Roche, tra i migliori vini assaggiati in questi due giorni.
Volnay 1er cru Les Taillepieds 1991 Hubert de Montille
Nella storia del domaine i primi anni ’90 sono quelli della collaborazione in cantina tra padre e figlio, Hubert ed Étienne. Ecco allora un Taillepieds che è quasi una sintesi dei due stili: finezza e frutto (si, dopo 27 anni ancora frutto), eleganza e complessità, con una trama tannica trasparente ma ancora in pieno sostegno, con una lunghezza e una verticalità travolgenti.
Le note minerali, speziate e balsamiche si intrecciano in maniera delicata e diffusiva alle note di liquirizia e piccoli frutti. In mezzo a tutti questi Grand Cru ecco allora brillare un Premier Cru: per me, insieme al Clos Vougeot Vieilles Vignes ’97 di Château de La Tour, il “primus inter pares” di queste due serate: un grande Taillepieds, un grande 1991, un grandissimo vino.
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